sabato 29 settembre 2012

TWITTO NON BLOGGO (MA PER FABIO RIBLOGGO)

Non scrivo niente qui da un po'. Che tipo l'ultima volta avevo la barbetta prepuberale, tipo. Poi il mio amico virtuale Fabio Germani ha scritto sul suo blog questa cosa qui. Ha scritto, in pratica, che Twitter s'è mangiato i blogger. E ha indicato me quale ultimo esempio della deriva. Merita una risposta, proprio su queste pagine desolate e sconosciute ai più e ai meno.
Sì, non scrivo più sul mio blog. E sì, quando qualcosa mi viene in mente la butto su Twitter, subito. Veloce, breve, a caldo. E lì ormai finisce tutto. Perché? Due motivi: uno molto personale, l'altro molto personale ma che incrocia la tua teoria.
Primo motivo molto personale: sono pigro. Su Twitter condenso la creatività, perdo poco tempo. Mi spiego peggio? Non è detto. Ma è vero che non ci scrivo le stesse cose: sono due mezzi diversi, sui quali scrivo cose diverse.
Secondo motivo molto personale ma mica tanto: sono vanesio. Su Twitter ho un "pubblico", un numero più o meno certificato di gente che mi legge (i follower), e con la quale posso interagire. Se poi gli faccio schifo, boh. Ma intanto gli... arrivo. Sul blog? Chi mi legge sul blog? In quanti? Appunto.
E qui viene fuori il problema: le "blogstar" sono una cerchia molto ristretta, della quale non faccio parte. Vorrei, ma no. E non c'entra la qualità, la quantità di quel che fai. E' così e basta. C'è che si apre un blog per usarlo come diario personale, per sfogarsi fregandosene di chi legge. C'è chi lo fa dicendo che lo fa per questo. E io ero uno di questi. Ma poi lo sai che non è così. Scrivo perché qualcuno legga. Anche pochini, eh. Anche buoni. Ma senza un ascoltatore quel che dico non ha senso. E dopo un po' ho smesso di dirlo. Ecco.

(Il fatto, ora, è che ho rimesso mano al blog. E mo, chissà. Maledetto Fabio maledetto)