giovedì 26 gennaio 2012

10 ML DI BENZINA, ENDOVENA

L’Italia liberalizzata è un posto divertentissimo. Farmacie, notai, benzinai, tassisti, tir… d’un tratto Monti va in tv, dice poche cose abbastanza chiare, e il mondo esplode in uno sbuffo di nonsense. Peppino, il mio benzinaio, in piena confusione informativa ha cominciato a vendere Aulin. Ma non lo vende a tutti, dice che bisogna presentare la precettazione. Lui è un imprenditore vero: ha creato una società con capitale sociale di un euro, e si è messo a spacciare vapori di benzina in bottiglia: prima sniffata a gratis, poi… E’ il mercato che lo chiede, “lo chiede l’Europa!” gridava addirittura lui. Ma la richiesta c’è davvero: tre chilometri di fila sotto casa mia per fare benzina, voglio dire. Ad un certo punto il 267esimo della coda, preso dal panico, ha cominciato a trivellare il marciapiede alla ricerca di petrolio raffinato. E un altro, contagiato dall’ansia generale, ha fatto il pieno alla bici. Alla pompa dialoghi surreali: "Mi dà 10 ml di super?" - "A portar via o consuma qui?" - "Endovena, grazie".
Tutto assolutamente normale. Perché se i tir strozzano le autostrade lasciando una sola corsia libera, è chiaro che arriva meno ossigeno al cervello del Paese. Tutto funziona su ruota, in Italia. Pure la logica. Per cui è normale che zia Rosa sia tornata dal supermercato alquanto risentita perché le zucchine senza piombo stavano a 1,8 al litro, 1,75 al self service. E tu che hai scelto di rispondere alla crisi andando a piedi, rischi di diventare uno “sfigato” tagliato fuori da tutte le conversazioni d’ascensore. Ho aspettato vanamente che l’autority sugli scioperi terminasse di valutare sanzioni per i tassisti, prima di passare a valutare sanzioni per i camionisti. Ma sta ancora valutando, deve essersi impallata. E allora ho pensato: sai che c’è? Quasi quasi… E ho messo l’annuncio sul giornale: vendesi benzina di seconda mano, usata pochissimo, ciucciata fresca fresca stanotte in parcheggio biologico. Un successone: alla mia porta si è formata una fila di benzinai pronti a barattare anche i propri cari pur di averne un pochino. Peppino, dato il successone, non si è mica fermato. Ha coperto il cartello del prezzo della verde con la scritta “trattativa riservata”, e poi ha assunto un notaio liberalizzato per garantire il rogito immediato a quei fortunati che riuscivano ad aggiudicarsi un pieno. Stamattina, gasatissimo, ha chiamato Galliani: “Ué, sta buono lì, che il Tevez me lo ciuccio io…!”. E visto che taxi non ce n’è più da un po’ (tutti reimpiegati come lottatori clandestini), Peppino ha chiamato radioTir per andare all’aeroporto: “Autotreno Secondigliano 7 in arrivo tra 5 minuti”. Vedi che alla fine, in questa Italia liberalizzata, tutto torna, tutto funziona? Basta lasciarsi trascinare, e vedere l’effetto che fa. Uno sballo, proprio.

venerdì 20 gennaio 2012

TAXI, PRENDERE O IMPRENDERE?

La botte piena, la moglie ubriaca, l'amante arrapata, un paio di milioni in banconote di piccolo taglio, e un elicottero sul tetto. I tassisti non chiedono, prendono. Non protestano, rompono. E ottengono. Siedono al tavolo col governo, conquistandosi la seggiola bloccando le città, aggredendo i colleghi "crumiri" che vogliono lavorare, svilendo il concetto di sciopero. Del gradimento popolare se ne fregano: solo Schettino ed Equitalia stanno peggio. Eppure, eccoli lì. Con la loro bozza di finta liberalizzazione pronta a passare nel Consiglio dei Ministri di domani. Forti della paradossale accondiscendenza trasversale della politica. Uno strambo coro unanime, proprio: "Perché le liberalizzazioni devono cominciare dai tassisti?" E perché no? Di Pietro dice che "sono poveri cristi". E loro s'incazzano se qualcuno osa definirli lobby. Un tassista ha scritto a T-Mag spiegando le ragioni della catogoria, lamentando i costi vivi che sono costretti a sostenere (benzina, usura auto ecc...), le ferie e le malattie non pagate. Dice che la licenza è "la nostra liquidazione", che non gli viene riconosciuta. "Ci viene proposto - scrive - di acquisire una licenza bis per ogni licenza così da ottomila, solo a Roma, diventeremo 16.000. Assurdo!".
E' così faticoso, per un tassista, prendere coscienza di essere un imprenditore? Investire (la licenza, la benzina, la macchina) per guadagnare si chiama rischio d'impresa. Come tutti i liberi professionisti hanno la possibilità di vivere dichiarando 600 euro al mese, sempre che non li becchi la finanza. A casa ho la collezione di finte ricevute, con stampate donnine nude che mi invitano a vederle ballare mentre tengono un palo in mano. Non puoi giocare a fare il dipendente quando si tratta di diritti e l'imprenditore quando si parla di doveri. Mercanteggiare licenze statali sfruttandone il numero chiuso è operazione lecita ma mica dovuta. Se lo Stato decide di raddoppiare le licenze perché il trasporto pubblico ne bisogna, che diritto ha il tassista-imprenditore di protestare? E con quei modi, poi. Non c'è categoria che possa permettersi di creare macelli del genere senza beccarsi un po' di manganellate. I tassisti stanno lì a pascolare rabbia nella pace generale delle forze di polizia.
La cosa più assurda è che il governo non ha deciso di riversare sul "mercato" tonnellate di licenze (abbassando fatalamente il valore di quelle già esistenti). No. L'incremento delle licenze sarebbe compensato attribuendo le nuove a chi già le detiene, lasciando poi la libertà di venderle o affittarle. E' un abuso? O è un'opportunità? Prendere o imprendere?

lunedì 16 gennaio 2012

IL RIFIUTO

Ho visto la nave salpare. Avevamo tutti le dita pinzate sul naso. Via, al largo la munnezza. Pure se una lunga scia di fetore dovesse unire per sempre Napoli e Rotterdam. Ho letto il mio sindaco, Luigi De Magistris, indurre i suoi cittadini all’esultanza: “Siamo un po’ più liberi”, dice. Riuscendo così a ridurre la questione rifiuti ad un mero atto fisiologico: la defecazione comunale. Zeppi come siamo, ce ne liberiamo. E poi tiriamo il sospiro di sollievo come la catena del water, tutti più leggeri. In questa mefitica gestione del problema è riassunta tutta la trasandatezza amministrativa che ci ha portati ad essere condannati dalla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo. La nave Nordstern s’è portata via 1.800 tonnellate di deiezioni, la metà di quanto previsto per problemi burocratico-normativi. Negli stessi giorni l’allontanamento del “virtuoso” presidente di Asia Raphael Rossi è finito in Procura: i pm indagano sui subappalti e le attività dell’azienda speciale per lo smaltimento dei rifiuti, e in particolare sull’assunzione di 23 lavoratori che sarebbe alla base del dissidio tra Rossi e De Magistris. Una balla indifferenziata di schifezze assortite. Che puzza di più perché la nuova gestione doveva essere quella della “rivoluzione arancione”, degli sceriffi al potere. E invece affanniamo dietro alle solite storie, con le solite cure emergenziali. Per esempio il Consiglio dei ministri ha deciso che sarà possibile trasferire i rifiuti trattati (e ammassati) negli ‘Stir’ campani (ex impianti Cdr) fuori dalla Regione, anche senza il consenso delle Regioni interessate. Questo per evitare la multa da 516mila euro al giorno che l’Unione europea potrebbe comminare all’Italia.
Si può essere liberi davvero? Accennare un sorriso? Lasciamo stare i cavilli, e la giurisprudenza, e le manfrine da piccola politica locale. Qui il problema è un altro: è una città che differenzia per quartieri, ma che poi vede marcire i mobili in strada perché nessuno (seppur avvertito con regolare procedura) passa a ritirarli. Che si sforza di raccogliere la carta, e la plastica e l’umido, per poi ritrovarsi a passeggiare tra i sacchetti monocolore aspettando che qualcuno spazzi via il sistema barbaro di raccolta. Che, sommate tutte le difficoltà, è costretta a dar credito ad un sindaco che festeggia la salvifica nave olandese che ci spurga, senza chiedersi perché a quelli di Rotterdam convenga venirsi a prendere la nostra munnezza fin qui. Possibile che nessuno rigurgiti un po’ d’orgoglio, e si lasci andare utopisticamente ad un “prima o poi saremo come l’Olanda”? Qui ci rifiutiamo di vedere, di capire, di andare avanti. Un rifiuto costante.

mercoledì 11 gennaio 2012

SKY A PREZZO (S)BLOCCATO

A maggio 2011 ho aderito ad un'offerta di SKY che prevede(va) un prezzo bloccato per un anno di 29 euro al mese. Oggi SKY mi comunica che dal 1 gennaio pago 33 euro al mese. 
In base a cosa SKY può decidere di derogare unilateralmente ad un contratto regolarmente sottoscritto non è dato sapere. Cosa faccio, causa per 4 euro al mese? E' così che (non) funzionano le cose.
Poi dici il canone Rai.

lunedì 9 gennaio 2012

SENZA DUBBI

Il titolista di Repubblica.it "non ha dubbi".

giovedì 5 gennaio 2012

LORO C'AVEVANO "TOP GUN", NOI "AQUILE"

Ce l’abbiamo sempre avuta questa pretesa di fare un po’ gli americani. Cerchiamo da anni una guerra tiepida per sguazzarci senza farci male, perché poi non si dica che italians do it worse. Non ci arrendiamo mica. Loro, gli yankee, negli anni 80 se ne uscirono fuori con Top Gun, noi gli andammo dietro con Aquile. Loro c’avevano Iceman (Val Kilmer), e noi Nullus Secundus (Lorenzo Flaherty). Ecco, quando parliamo degli F35 – che non sono moduli per la dichiarazione dei redditi – dovremmo tenere ben presente il contesto.
Tanto per cominciare basta andare su wikipedia per farsi un’idea di quanto fico possa essere un Lockheed Martin F-35 Lightning II: “Un caccia multiruolo di 5ª generazione monoposto, a singolo propulsore, con ala trapezoidale con caratteristiche stealth, che può essere utilizzato per supporto aereo ravvicinato, bombardamento tattico e missioni di superiorità aerea”.
Ora pensate a tutte le volte che La Russa ha ordinato un bel bombardamento tattico e noi svolazzavamo in giro con i Tornado, gli F16, addirittura i vecchi F104. Roba che a terra quelli delle contraeree si ammazzavano dalle risate.
Superiorità aerea un corno, caccia ai passerotti al massimo. Così ragionano i ministri della Difesa, non c’è scampo. E’ una generalizzazione, sì, ma la difesa della Difesa si fa così: difendendo l’indifendibile prestigio dei propri apparati militari. Non c’entra niente quella stramba Costituzione che ci dice contrari alla guerra. E nemmeno il talento tutto italiano nell’individuare sempre il carro “più vincitore” al quale aggrapparci. Ne va dell’immagine del nostro Paese, altrochè. E allora si va al mercato e si mettono in carrello 131 F35. Un’operazione di restyling che comincia e finisce lì: i soldi dell’industria bellica debbono girare, e questa cosa ha davvero poco a che fare con la guerra vera e propria. L’Italia ha in realtà investito in un “Joint Strike Fighter”, un programma di costruzione di aerei al fianco di Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Danimarca, Norvegia, Olanda, Australia, Turchia, Singapore e Israele. E una parte degli aerei che compriamo la costruiamo noi, con l’Alenia. Inoltre i tanto decantati 13 miliardi di euro di spesa (perché tale risulta che siano dalla “Nota Aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa per l’anno 2011”) saranno spalmati fino al 2026. Cambia qualcosa? Per l’economia sì, perché non è che rinunciando all’acquisto avremmo immediatamente 13 miliardi da spendere per evitare qualche litro di lacrime e sangue. Ne avremmo, al massimo, un miliardo l’anno.
Non cambia, in ogni caso, tutto il resto: l’idea che l’Italia-quasi-Grecia abbia bisogno in questo momento di Aquile aggiornate, di Nullus Secundus, di tenerci al passo delle trendy war mondiali, fa palesemente ridere. Sono incrostazioni di prassi, modi di fare che da noi non vanno via nemmeno con una buona mano di governo tecnico. Figurarsi se il ministro tecnico della Difesa è l’ex ammiraglio De Paola. Come chiedere ad un parlamentare di tagliarsi lo stipendio. Si fa per ridere.


(Scritto, diretto e interpretato per T-Mag  e non dite che non ve l'ho detto)

martedì 3 gennaio 2012

MUSSOLINI-GIOVANARDI CONTRO RIZZO-STELLA

La commissione Giovannini timidamente fa notare che i parlamentari italiani sono di gran lunga i più pagati d'Europa (aggiungo io: prendono più soldi e godono di un costo della vita più basso). E immediatamente arrivano Alessandra Mussolini e Carlo Giovanardi - con il loro sarcasmo da collegiale alla prima mestruazione - a suggerire che anche 0 (zero) sarebbe uno stipendio troppo alto per buona parte dei nostri rappresentanti. Eccovi le illuminate considerazione dei due succitati. Se la prendono con Rizzo e Stella, a 'sto giro:

"Considerato che secondo quanto riportato dalle notizie di stampa la commissione Giovannini avrebbe difficolta' a far scattare la mannaia sui costi della politica italiana, suggerisco di affidare tale delicato compito a Rizzo e Stella, ovviamente a titolo gratuito. Abbiamo la soluzione, visto che la loro incessante meritoria attivita' quotidiana e' da tempo quella di fare i conti in tasca alla classe politica cosi' come Monti, autorevole tecnico, e' stato nominato senatore a vita in pochi minuti per poi diventare premier, non vedo perche' continuare a perdere tempo. Mettiamo in campo le nostre migliori risorse come Rizzo e Stella, anch'essi autorevoli tecnici, per assolvere un compito istituzionale di cosi' rilevante portata che, sono certa, concluderanno con successo e velocemente, dando al fine un senso alla loro missione contro la casta".  
Alessandra Mussolini 

"Appoggio la proposta di Alessandra Mussolini di affidare a Rizzo e Stella il compito di fissare il trattamento economico dei parlamentari, ma aggiungo anche un suggerimento per punire la 'casta' dai suoi privilegi: fissino lor signori l'indennita' omnicomprensiva per i parlamentari nella meta' della meta' della media di quanto incassano ogni anno i due coraggiosi giornalisti, gli amministratori e i consiglieri della Rcs Corriere della Sera, benemeriti sostenitori di questa crociata a favore della giustizia sociale".  
Carlo Giovanardi 

QUEL CHE CI IMPORTA DEL CAUCUS

A rischio di passare per uno spettatore di Kalispera, io lo dico: è imbarazzante lo spazio che si dà in giro alle primarie americane. E' imbarazzante per me, che da un paio di giorni cerco di interessarmi della questione, almeno per giustificare il mio pezzo di carta in Scienze Politiche. Caucus, Iowa, Romney, Paul, Santorum... se non sapete di cosa sto parlando non rammaricatevene e recuperate con questo pezzo esperto di Francesco Costa. Se non ve ne frega niente, continuate a leggere: a parte la fisiologica attesa di capire chi proverà ad insidiare Obama per il posto di capo dell'Universo conosciuto, davvero non capisco perché il circo lunghelettorale americano debba trovare asilo sulle prime pagine italiane con questo fragore, quando basterebbe un trafiletto a frittata fatta: "Si sono concluse le primarie americane ecc... ecc...". E' una roba molto tecnica, da addetti ai lavori, con meccanismi sfinenti pure per uno che li ha studiati. Ed è petting politico, preliminari. Si farà sul serio molto più in là, ma siamo qui tutti arrapati a goderci i dibattiti della provincia americana, con tutti i suoi sfoghi pecorecci. Su Repubblica.it il sommario dice: "A poche ore dal caucus repubblicano...". Manco stessimo aspettando l'ultimo liftoff dello Shuttle. E se esci a cena con la persona sbagliata capita pure di trovarti imbottigliato in una conversazione porno-soft sull'inconsistenza dei sondaggi elettorali del Massachusetts.
Magari mi sbaglio, però. Magari è la società dei consumi di basso livello che mi sta risucchiando. Magari quando giocavo a fare lo studentello intellettualoide, ero solo un coglionazzo un po' snob. Ecco, mi sa che è così, proprio.