martedì 27 dicembre 2011

CAMBIO DI NATALE

Lo spread non è niente di economico. E’ quel faccino contrito lì, che fa all’improvviso illuminandosi di rosso. E sai che cacca sarà. Che cacca è. Che puzza subito, immediatamente si salda alle narici e non va via più. E allora attacchi il cambio di Natale, che la mamma è a messa e qui ognuno fa penitenza come crede. Io tolgo lammerda, per esempio. Prima mossa: bloccare i piedini. Facile, se non fosse che la creatura è perfettamente snodabile e dopo 20 secondi si è già avvitata su se stessa una decina di volte. Non c’è esorcista che tenga, il pargolo è posseduto, e se non lo tieni ben fermo al fasciatolo scatta la molla al contrario e vola via come un’elica. Scollamento adesivi, panorama mozzafiato, ebbrezza quasi alcolica. Deiezioni Mapei, collanti per pavimenti, cemento gommoso, quella consistenza lì. Dal pistolino alla colonna vertebrale, un’unica colata ben composta. Urgono salviettine umidificate per nettare il regal culetto. Presente della mamma: sorpresaaaaaa, le salviettine sono finite. Uno non è che ha fatto sport tanti anni per niente, eh. Apertura alare da uomo vitruviano ed ecco agganciata la carta igienica. Un morso al rotolo e due strap, via. Immediata collusione tra cacca e carta , fusione industriale, composit perfetto. Non resta che l’acqua. Il salvifico rubinetto. Decollo dal fasciatolo, preventivate turbolenze da elica in rotazione, posizionamento dell’11 chili ciccioso sul braccio sinistro, acqua bollente, poi fredda, poi bollente, poi fredda. Bestemmia. Ritiro bestemmia, che cazzo di educatore sei. Servirebbero gli idranti della polizia, guarda. Rivedo la pelle rosa, c’è, esiste. Il volo di ritorno verso il fasciatoio è più confortevole, più che altro è un lancio del peso. L’asciugatura-cabaret è il mio forte: consiste in una collaudata scaletta di battute, gorgheggi e smorfie atte a distrarre il lattante di turno mentre gli arti inferiori passano a concludere e raffinare il lavoro. Il pannolino con tecnologia termonucleare per un confort adeguato del cliente è studiato appositamente per portare il genitore alla caduta dei capelli-tic-psoriasi-sbronza. Le clips, poi: chi le ha inventate merita una morte atroce e lenta, una cosa medievale andrebbe benissimo. Il pantaloncino di vellutino a coste con elastico rinforzato che fatica a superare le colonne d’ercole delle anche è ostacolo per pivello. Ma ecco che arriva il secondo regalo della mamma: sorpreeeeeeesaaaaaaaa, la camicina. Non una shirt qualsiasi da infilare, no: 167 piccole asole da riempire con bottoni assolutamente sproporzionati. Il bambino guarda il suo orologio biologico e si rende conto di essere sul tavolo operatorio da trequarti d’ora. E si ribella innescando una catena di manovre da guerriglia. La camicina non dà scampo. E io alzo bandiera bianca. Operazione cambio di Natale fallita. Camicia agganciata di sguincio, maglioncino infilato solo per la testa, tipo poncho, calzini antiaderenti calzati sopra i pantaloni, come i ciclisti della Parigi-Roubaix degli anni 30. Il rilascio del prodotto finito in terra avviene appena un’ora dopo: schizza via, a giocare trasandato. Mentre io cerco la morte in un chilo di pandoro nel latte. 

venerdì 23 dicembre 2011

LEHNERIADE (puntata 15, della lotta in montagna)

Fa freddo, c'è la neve. Cosa c'è di meglio che andarsene sui Monti e darsi alla lotta? Per finire bene l'anno, ecco gli imperdibili auguri di buon governo di Giancarlo Lehner:

"Caro Mario Monti, avendo appreso quanto guadagnano, ogni dodici mesi, i grandi ladroni di Stato, io, parlamentare ladispolano della Repubblica, mi accingo a salire in montagna, a Tolfa, per  passare alla lotta armata. Certo, il gesto e' non poco insano, ma tu, superMario, potresti salvarmi, tagliando e ritagliando, sino a fissare un tetto massimo - 100 mila euro, ti pare poco? - ai parassiti nazionali, purtroppo gratificati da tutti i governi, financo il mio, quello di Berlusconi. Se non lo fai non sarai defenestrato da Palazzo Chigi dai moribondi partiti politici, bensi' dal popolo incazzato e, purtroppo, armato e bombarolo. Caro Mario intervieni subito, per evitare che il pensionato a 800 euro al mese, teste' condannato a pagare il doppio della vecchia Ici, prepari vendette cruente contro i ladroni di Stato".

Tanti auguri Giancarlone, e grazie per lo splendido 2011 che tu e il tuo spacciatore mi avete regalato.

giovedì 22 dicembre 2011

TUTTI AL MAREEE

Pare che lo facciano apposta. E invece ci sono. All'inizio tutti, ci sono. Poi tutti se ne vanno. E ne restano pochissimi, che non si sa cosa ci facciano più.  Ore di blatero professionista: "onorevoli colleghi", interesse del Paese, sacrifici, ne siamo consapevoli, il nord che lavora, il sud che rubacchia, i lavoratori, le operaie, i pensionati, l'Europa. Ore a tradire l'italiano, con le d che diventano t, e le c che diventano g. E i logopedisti a far festa in una foresta di erre mosce che stuprano i congiuntivi. Ore a dire sempre le stesse cose, che speri che poi abbiano detto e invece no, dicono ancora. Poi arriva il voto, e mentre votano il sangue e le lacrime scambiandosi doni, infilano la giacca e armano i trolley. Che la festa è finita, anzi comincia. Lo scrivono pure le agenzie. La DIRE, per esempio:  

Si chiude in un'aula deserta e con uno numero che chiama in causa la scaramanzia l'iter del decreto 'salva Italia' in Parlamento. Mentre il presidente del Senato Renato Schifani legge l'esito del voto (257 si' su 299 presenti), sono diciassette i senatori ancora nell'emiciclo, piu' o meno equamente divisi tra centrodestra e centrosinistra. Mario Monti e' al suo posto, seduto al banco del governo con attorno i ministri. Gli altri senatori, molti dei quali trolley alla mano, hanno gia' lasciato palazzo Madama: le feste di Natale per loro sono gia' iniziate. In Senato si torna il 10 gennaio.
Ed è questo il senso di tutto. Monti che guarda questi cialtroni affrettarsi a prendere le ferie. Vorresti dirgli, a Monti, che la sua manovra fa cagare. Nel merito, vorresti dirglielo. Ma come fai. Li guardi, poi guardi lui al suo posto. E gli dici che c'ha ragione. E gli metti una mano sulla spalla. E te lo coccoli persino, quel pezzo di persona seria. Macheccazzo.

mercoledì 21 dicembre 2011

L'ULTIMA PUNTATA

Ad un certo punto le roulette si ribalteranno tra i parati, e la musica rallenterà nei cocktail da gentiluomini. E i soldi riposeranno comodi nei materassi. Gli sbirri resteranno bloccati dal livore impotente e torneranno in Centrale con le pive nel sacco. Il grammofono gracchierà la festa dell’illegalità, e non ci sarà bisogno di una banana in bocca tenuta stretta dal canovaccio, niente accento svedese: Fantozzi è lei? L’ultima puntata del calcioscommesse è un fumetto ridicolo. Una fiction che s’è persa per strada pure il minimo sindacale del buongusto.
Confesso che ho molto peccato, in pensieri, poche parole e molte omissioni: ho sfogliato il giornale e bruciato la cronaca del pallone fallito. La decadenza ormai annoia. Non c’è più redenzione per le partite col trucco slavato, come le puttane all’alba: anime stracciate. Niente è più brutto del gioco rovinato: non è questione di giocattoli rotti ed altre metafore ruminate dal luogo comune, è proprio che al divertimento basta un soffio di sospetto per degradarsi. Le regole sono – devono essere – poche e limpide. Se ci sputi su, poi finisce che ci sguazzerai per sempre. E non c’era bisogno di arrivare all’ultimo Doni per rendersene conto. Basta respirare una partita qualunque, in un bar qualunque: appena il difensore liscia il pallone la partita è venduta. Il centravanti sbaglia ad un metro dalla porta? La combine è palese. E’ così che s’è scassato il sogno. Non oggi, l’altro ieri.
Il peccato originale del calcioscommesse anni ’80, quello aveva persino un suo fascino, con le crepe nello specchio e lo scandalo vero. Ora no: già tutto è stato fatto, tutto visto, tutto digerito. Glielo leggi negli occhi spenti: nessuno si scandalizza più di nulla. Atmosfera da anni ’30, con la disillusione del nuovo millennio. Le roulette sono incassate nel cartongesso, l’ispettore lo sa, scava e trova capitani che scappano in pigiama, con la voce in falsetto al telefonino. Facciamo altro, dai. Pensiamo ad altro. Che quelli, i Doni di questo gioco malato, nemmeno se ne rendono conto di quanta mestizia portano addosso. Ci scommetterei.

giovedì 15 dicembre 2011

MENTANA IN COPORE SANO

Chicco Mentana è il direttore del TgLa7. Punto. Cominciamo da qui, e finiamola qui. C’è chi può fermarsi a questa affermazione incontrovertibile. Andare avanti con la propria vita, scaricare i figli a scuola, fare la spesa, imbarcarsi su un cargo battente bandiera liberiana. Chi invece ha un altro po’ di tempo da perdere può riesumare da Canale 5 la Telefonata di stamattina tra Mentana e Belpietro oppure stamparsi le note incrociate dei diretti interessati sull’evento che ha rischiato di cambiare il mondo come tutti lo conosciamo (ma anche no).
Ieri – lo premettiamo per chi si fosse ripreso solo ora dal coma – Mentana ha annunciato le dimissioni dal suo tg. Perché il suo cdr e quei sindacalisti volpini di Stampa Romana avevano annunciato di volerlo denunciare per comportamento anti-sindacale. Fuffa, insomma. Nessuno aveva ancora fatto niente. Ma tutti avevano fatto abbastanza. Mentana aveva superato “manovra” e “farmacisti” nelle chiacchierate d’ascensore. Ah signora mia, non ci sono più i direttori d’una volta… E Paolo Butturini, il segretario del sindacato romano, era diventato quasi famoso come Lady Gaga. Alla sera, mentre mezzo mondo gli aveva già appiccicato le chiappe alla poltrona del Tg1 svuotata da Minzolini, Mentana si ripresenta in video. Spiega la situazione, una tiritera noiosa che non val la pena di riportare: roba attinente al rapporto di fiducia con i suoi giornalisti e all’impossibilità di lavorare con chi ti ha appena denunciato. Poi chiude con: “A domani”.
Ecco il punto. Ancora oggi, mentre scriviamo, Stampa Romana, Mentana e il cdr del TgLa7 stanno giocando una bolsa partita a tre per chiarire chi è che ha sbagliato cosa e chi deve chiedere scusa a chi. Mentre tutti sanno come va a finire, perché lo spoiler involontario è sfuggito a Mentana ieri in diretta: “Non andrò certo al Tg1, a domani”. Cioè a stasera, pronti in poltrona a farcire i dati Auditel di La7.
Resta lo scempio di energie speso per seguire una notizia-non notizia. Di quelle che Mentana avrebbe infilato magari a fine scaletta (come in realtà ha fatto pur trattandosi di cose lo riguardano personalmente) o che Minzolini avrebbe illuminato con una bella apertura, appena prima dei pinguini che miagolano nel buio e un attimo dopo il servizio sui credenti in Babbo Natale.
Potremmo anche distillare dalla vicenda una bella lectio di categoria sui diritti-doveri-problemi del sindacato più impolverato di sempre. O al massimo ricavarci uno spassoso pomeriggio gossipparo, facendo finta che ce ne freghi qualcosa. Rendendoci conto di aver speso 25 righe per commentare la seguente notizia: Chicco Mentana è il direttore del TgLa7. E punto, davvero.


Se non l'avete capito questo pezzo è in sharing con T-Mag. Capito?

mercoledì 14 dicembre 2011

I NATIVI, ESISTONO I NATIVI. SU TWITTER, PURE, STANNO

"Quando uno straniero risiede nel nostro territorio, non deve essere ne' molestato ne' oppresso. Lo straniero residente deve essere trattato come il nativo"
A parte l'ossimoro ontologico di un cardinale presidente del Pontificio consiglio della cultura (da recitare pomposamente) che pontifica su Twitter, andiamo a traslitterare, così ho usato pure tre parole difficilissime un po' a cacchio e mi atteggio a cattedratico:


"Quando uno straniero risiede nel nostro territorio"
Mi piace tanto l'uso dello "straniero" e del "nostro" nella stessa frase. Sottintende la separazione tra noi e loro, la diversificazione esplicita di quel che è mio e tuo. Io sono a casa mia, tu sei l'altro. Che vuoi? Ah, risiedi qui. Ma ricorda: tu sei lo straniero, io sono il padrone del mio territorio. Che è mio, no di un altro. 


"Non deve essere ne' molestato ne' oppresso"
Parlando di straniero in quanto categoria umana, è rinfrancante il fatto che lo straniero in quanto straniero non debba essere molestato nè oppresso. Si può fargli un sacco di altre cose, o anche no. Non lo sapremo mai, perché Ravasi ne sceglie due: molestarlo e opprimerlo. E' peccato. Nelle intenzioni, capiamoci bene, Ravasi vorrebbe condannare chi prende la pistola e spara a uno o più senegalesi. Magari a Firenze. Potrebbe dire, tipo: uccidere un altro uomo è peccato mortale. Ma questo si sa già, e Ravasi che è gggiovane dentro non vuol ridondare bubazza inutile su twitter. Quindi si attiene alla morigeratezza di prassi: non molestare lo straniero d'altro, non opprimerlo. Cazzo (rafforzativo gratuito che ce lo metto io, a iosa).


"Lo straniero residente deve essere trattato come il nativo"
Ma lo straniero non è mica solo straniero, c'è lo straniero residente. Sottocategoria con cui fare i conti. C'è gente, pensa te, che abita in Italia pur non essendo italiana. Ma noi - oggi siamo tutti un po' cardinali presidenti dei pontifici consigli delle culture - siamo moderni e odiamo le generalizzazioni, e allora scriviamo bene: stranieri residenti, no quelli che non risiedono e chissà su quali cazzo di sagrati dormono la notte. Quelli residenti vanno trattati come i nativi. Na-ti-vo. Come gli indiani dei western, ragazzi. Indigeno, quasi. Non avevo ancora mai accettato di essere un nativo, io. Perché avevo lasciato il vocabolo sugli albi di Tex, o mescolato ai distorti flussi cognitivi di Borghezio e Salvini. Non pensavo, davvero, che lo straniero andasse trattato come un nativo nel 2011. Pensavo fosse spazzatura lessicale, ormai, sta roba qui. Però oggi, se lo so, lo devo a twitter: e ad uno che nella sua bio scrive "Sacerdote e Cardinale, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura", che è una bio tanto figa che quasi quasi gliela copio. 

lunedì 12 dicembre 2011

THE HOLE (O' BUCO)

Ricordo un giorno d'inizio primavera. Si usciva dal caldo e piovoso inverno napoletano. E il famigerato "giro del Cardarelli" ingoiava al solito sospensioni, ammortizzatori, cerchioni, motorini e intere ambulanze nelle suoi buchi neri. Strada larga, la strada della zona ospedaliera di Napoli, l'arteria ostruita che trasporta malati di tutto il sud al Cardarelli, ma anche al Policlinico, al Pascale, al Monaldi, al Cotugno. Il Camel Trophy. Ve lo ricordate il Camel Trophy? Ecco, quel giorno d'inizio primavera gli uccellini cinguettavano e un uccellino del Comune di Napoli mi disse davanti ad un caffé che tutto era pronto per il rifacimento del manto stradale cittadino, ma si aspettavano le elezioni. Dopo le elezioni, mi disse, vedrai che tutto andrà a posto.
Il 10 dicembre 2011 il giornalista napoletano Ciro Pellegrino percorre una strada della Doganella con l'auto del padre. Finisce in una buca, e ci rimane. Chiama i vigili urbani e quelli gli rispondono che non accorreranno "perché non hanno la benzina per far muovere le loro auto". Oggi Ciro Pellegrino va dal meccanico, il quale gli preventiva 250 euro di danni. Ciro Pellegrino farà causa al Comune di Napoli, che è come far causa al nulla. Ciro lo definisce "il Comune più insolvente dopo Baghdad". Perché le buche, a Napoli, lo sono ontologicamente. Riassumono tutto. L'Amministrazione è in arretrato di anni sui pagamenti alle ditte di manutenzione che aspettano 93 milioni di euro. E finché non li avranno non tapperanno buca alcuna.  
Ieri il sindaco De Magistris, l'autore del motto "abbiamo scassato tutto", scrive su Twitter:
"Se il governo Monti ci garantisce i 37mln siamo già pronti per far ripartire lo "spazzamento" della Città con 300 operatori".
Cioé il Comune di Napoli è in attesa che Monti gli dia i soldi per togliere dalla strada le foglie che l'autunno ha trascinato nei tombini per far allagare la città alle prime vere piogge...
E' tutto così immutabile, dio mio. Passano le stagioni, le emergenze, le amministrazioni. Questo è il vero qualunquismo giustificato: quando la realtà delle cose rade al suolo le speranze, e le parole perdono significato. E il cittadino senza diritti, senza rete, senza giustizia è costretto a subire disservizi, vessazioni, e chiacchiere. Soprattutto le chiacchiere.

venerdì 9 dicembre 2011

FREVA, SI CHIAMA FREVA

Ma perché, dico io? Dai, lo fai apposta allora. Hai superato un girone infernale, ci hai portati agli ottavi di Champions, ti sei conquistato la sempiterna gratitudine del tifoso napoletano. Te lo dico: ti sei preso uno spicchio di storia. Ti costava tanto continuare ad evitare i microfoni? O magari assumere un bell’addetto stampa di quelli bravi? Facciamo così, te la detto io la dichiarazione perfetta: “In quel momento ero preso dalla foga, è stato un eccesso di grinta. Un momento di rabbia per i giocatori del Villarreal che perdevano tempo, loro che non avevano niente da perdere. E’ stato istinto puro. Non avrei dovuto, ho fatto un errore. Ma i ragazzi sono stati bravissimi a riprendersi”. Punto.
Ecco, caro Mazzarri, non era difficile. Bastava dire la verità. Perché tanto la città vive da mercoledì in un orgasmo prolungato, ti perdonerebbe anche l’omicidio a fin di bene. E invece sono due giorni che dichiari a reti unificate la seguente fregnaccia: “Volevo fornire un input alla squadra, ho pensato che un gesto del genere li avrebbe stimolati”. Ma per favore! Quella spinta a Nilmar sullo 0-0 era premeditata? Sei troppo avanti, scusami. Non l’avevo capito. Però vuoi sapere tutto il resto del mondo come l’ha letta? Come una scenetta patetica, l’eccesso di “freva” di un allenatore in panne. Hai fatto la figura di un piccolo tecnico, non abituato a gestire queste pressioni. Altro che Mourinho. Hai rischiato che la squadra intera andasse nel pallone, che aggiungesse tensione all’ansia da prestazione. Non è successo. E sai perché? Perché la squadra è matura, è diventata grande. E perché è una vera squadra da Champions. La tua squadra, messa in campo da te. Una meraviglia continua, ormai è chiaro a tutti. Non c’è bisogno di esagerare. Basta godersi la realtà: sei un ottimo tecnico, ma lascia stare i microfoni, ti prego.
(e questo pezzettino lo trovate pure sul Napolista)

martedì 6 dicembre 2011

LEHNERIADE (puntata 14, del dare del Cosentino a Napolitano)

Stavolta il ragionamento fa tante di quelle grinze che mi si accapponano le pelvi. I giudici vogliono arrestare Cosentino, ma voi non sapevate mica che lo facevano per "fare un colpo basso a Monti e Napolitano"... eh. #Sapevatelo!
Signore e signori, riecco a voi Giaaaaancaaarlo Lehnerrrrrr!!!!
"La Procura di Napoli e' come Emilio Fede col vizietto del gioco - al Casino' piu' perdeva, piu' rilanciava -. Dopo tanti flop interi o per quattroquinti - da Romeo a Bisignani -, i soliti pm non ci stanno a perdere la leadership della giustizia spettacolo e tantomeno lo strapotere strafottente sulle istituzioni politiche; di qui, il rilancio al buio, con la richiesta d'arresto per Nicola Cosentino. L'iniziativa persecutoria verso uno dei piu' valenti e specchiati dirigenti del Pdl- spiega Lehner- mira anche ad una perigliosa fibrillazione della maggioranza, che sostiene il governo tecnico. E', insomma, un colpo basso a Nicola Cosentino, a Mario Monti e, soprattutto, a Giorgio Napolitano"


lunedì 5 dicembre 2011

THE UNTOUCHABLES, E AMEN

Si alza una manina, e un giornalista straniero (figurarsi) domanda al Prof. Monti: "Nel decreto non è affrontata la questione del pagamento dell'Ici per gli immobili della Chiesa, come mai?".
Risposta: "E' una questione che nel pacchetto urgente adottato ieri non ci siamo posti".
E va bene così. Chiuso.
Eppure è la stampa estera, bellezza. I watchdog originali. Mica le mammolette de noantri. Nessuno che abbia il buongusto di chiedere: "Why not?".
Cioé, ci avete prosciugato i dotti lacrimali a suon di metafore "lacrime e sangue", c'è un ministro che non è riuscito nemmeno a pronunciare la parola "sacrificio" senza commuoversi, e mi dovrebbe bastare un "non ci siamo posti la questione"? Monti, poveretto, dice che lavorerà a gratis, e la Chiesa può continuare a non pagare le tasse in maniera fraudolenta? Really?
Sì, davvero. E può anche prendere ufficialmente per il culo l'Italia e gli italiani (almeno quelli che posseggono una casa) per bocca della Cei: "La manovra doveva essere più equa".
Cos'è, una candid camera?!

UPDATE: Ho approfondito la questione su T-Mag

venerdì 2 dicembre 2011

IL CICLO DEL RICICLO (IL TRICICLO)

Oggi, se vai su T-Mag, finisce che trovi quel che segue. (grazie a Fabio Germani)


Legate un osso alla coda del vostro cane, e godetevi il loop. Se volete capire come funziona il ciclo dei rifiuti nella società del consumo non avete bisogno d’altro. Se non vi piacciono le metafore, la riassumiamo così: dobbiamo produrre di più per consumare di più, perché così l’economia gira; ma così produciamo più rifiuti, che è un bel problema; allora cerchiamo di produrre di meno, così ne guadagna il pianeta; e ricicliamo, che ci tiriam su anche qualche spicciolo virtuoso; solo che se produciamo di meno le aziende richiedono meno materie prime ottenute dal riciclo; e così va in crisi il riciclo stesso. Capito il girotondo?
Non è teoria, è l’allarme lanciato dallo studio L’Italia del Riciclo, il rapporto di Fise Unire (associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. “I dati raccolti nel 2011 – dicono – lasciano intravedere segnali preoccupanti per il settore, ancora lontano dal superamento della crisi dovuta alla flessione della produzione e quindi anche della domanda di materie prime ricavate dai rifiuti”.
L’industria dell’ecologia dà i numeri, eccoli qui: “Nel 2010 il settore del recupero rifiuti ha visto un’inversione di tendenza rispetto a un difficile 2009 (in flessione media del 25%)”. Tutti positivi gli indici per i sei principali flussi di materiali avviati a riciclo “che sono tornati a crescere, ad eccezione della plastica: ottimo sviluppo per i rottami ferrosi (+67,9%), buona ripresa per alluminio (+18%), carta (+9,3%), legno (+15,4%) e vetro (+7,5%), modesta flessione per il solo comparto della plastica (- 0,7%)”. Tuttavia la fase di crescita “sembra oramai già archiviata, il 2011 sta chiudendo con una nuova flessione delle produzioni e dei consumi che potrebbero concorrere a frenare nuovamente le dinamiche positive registrate nel 2010″. Il cane è impazzito, non c’è che dire: riciclare non è più un modo per alleggerire l’ambiente dal carico di deiezioni immarcescibili dell’uomo. È un’industria con l’immagine pulita. Che per pulire ha bisogno di più sporco, sempre di più.

lunedì 28 novembre 2011

UN POSTO AL SOLE, ALL'OMBRA DI UN PERCOLATO

CtrlC-CtrlV dal Napolista, scritto sempre da me medesimo.


Il gatto e la volpe stanno seduti uno a fianco all’altro, in tribuna. E si godono il loro Napoli e la loro Napoli. Una città normale, una città non violenta. Un posto come Oslo, o Ferrara, o Parigi anche. Un posto dove sei costretto ad essere derubato se porti il Rolex perché lo impone una sorta di prassi sociale: “C’è la crisi – dice De Laurentiis – non si va in giro con macchine o orologi di lusso”. Ti rapinano e dopo hai pure il resto appresso. E’ un po’ come le giustificazioni a mezzo sorriso stronzo dopo uno stupro: ma quella andava in giro in minigonna… Sapete perché a Cavani hanno svaligiato casa? O perché hanno aggredito la moglie incinta di Hamsik e la fidanzata di Lavezzi? Innanzitutto perché è chiaro che ce l’hanno con l’attacco, centrocampo e difesa non li hanno ancora toccati (ad Aronica hanno rigato la bici, ma insomma…).
Ma soprattutto perché c’è un sindaco che si affanna a ribadire che “Napoli sconta quei problemi di sicurezza tipici di una grande città, vedi Roma o Milano, e anche europea”. Uno dei più puzzolenti clichè dell’era moderna. L’illusione ottica che ci impone di sentirci normali altrimenti va tutto a puttane. Patologicamente ostentata. E invece no: la normalizzazione delle deiezioni specificamente napoletane funziona da alibi perfetto per i topi di fogna che ci rovinano la vita.
Se questo presidente romano ci tiene tanto a tenersi buona la peggio gioventù del San Paolo sono fatti suoi, ma almeno evitasse di prendere in giro il resto dei napolisti, quelli che tifano Napoli ma non per questo si foderano di prosciutto occhi e portafogli. Se la signorina Lavezzi poi si sfoga e dice che “Napoli è una città di merda”, io mi preoccupo di quello che le ha risposto che solo a Napoli La vezzi è un re. Che è come dire, iperbolicamente, che il Pocho è il gallo sulla munnezza. Una munnezza spalmata su tutti, sia chiaro, mica solo sulle signore che vanno in giro in BMW a Lago Patria. In questo posto al sole figurato, noi viviamo all’ombra di un percolato. Perché ognuno di noi si è beccato una pistola puntata in faccia per un piccolo Piaggio, o 50 euro. Altro che beni di lusso. Quelle sono storie buone per i croceristi ammericani. Se i giornali inglesi avvertono i tifosi che qui li accoltellano, non fanno allarmismo ingiustificato: qui li accoltellano. E poi arrivano il sindaco e il presidente del Napoli ad arrampicarsi sugli specchi: vabbé, ma in tempi di crisi non si va in giro con cosce e glutei succulenti, e pure con l’accento inglese.
“Scontiamo i problemi di sicurezza di una grande metropoli”… No, scontiamo De Magistris e De Laurentiis. I De. Gente così, che parla a vanvera, soffiando sui luoghi comuni, facendosi bella per gente brutta. E imbruttendo ancora di più la nostra città rendendoci ridicoli agli occhi del mondo civile. Chiedete scusa, una volta tanto, o lasciate perdere. Che certe volte, a tacere, si fa figura migliore…

venerdì 25 novembre 2011

NO, NUN ME PIACE 'O PRESEPE - ATTO SECONDO

L'anno scorso, di questi tempi, postai esattamente quel che state leggendo ora. Un post che nasceva da questo pezzettino sui presepi di San Gregorio Armeno dell'anno prima ancora, affollati ormai di varia e degenere statuaria vipperia. Scusate il loop autoreferenziale ma il trend - tristissimo - ovviamente s'aggiorna all'attualità, raggiungendo vette inaspettate. E' diventata una tradizione deteriore nella tradizione. Per cui io ripropongo il messaggio, ché non stiamo ancora a dicembre e c'è tempo per far preventiva ammenda.
Per dire, l'anno scorso tra un San Giuseppe e una Madonna ci buttarono sopra pure la presidente della Regione Lazio Renata Polverini. E che c'azzecca, direte voi... Ecco che cosa rispose Genny Di Virgilio, l'artigiano colpevole più degli altri di aver inflazionato a regola la già di per sé squallida eccezione: "Per l'alto valore politico ed istituzionale teso alla tutela delle fasce deboli e dei principi di coesione sociale, e per la fattiva solidarieta' dimostrata nei confronti della Campania, rendendosi disponibile ad accettare i rifiuti del nostro territorio"...

PUBBLICITA', Genny, è pura e semplice (e tamarrissima) PUBBLICITA'. Ste motivazioni da premio Nobel per la raccolta differenziata lasciamole ai politici da passeggio. Che qua solo di commercio trattasi, e della peggior specie per giunta: quella che svende la tradizione alla ricerca del marketing furbacchione. Roba buona per le sventagliate di flash giapponesi, insomma.
Una domanda, Genny: ma a te o' presepe, te piace? Ecco, la prima volta non mi hai risposto. Riproviamo...

mercoledì 23 novembre 2011

ALL'OSPEDALE PER I FUNGHI

Ma davvero c'è qualcuno che si arma di cestino di vimini e va per funghi... all'Ospedale Monaldi di Napoli? Io non ci credo.



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martedì 22 novembre 2011

SE DOPO IL PIU' GRANDE SPETTACOLO DOPO IL WEEKEND C'E' IL BIG BANG

Il big ha fatto bang. Con #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend. Un'esplosione primordiale di ascolti. E poi, dopo? Ci sarà il vero big bang. Quello che lascerà il vuoto pneumatico in Rai. Cosicché, quando Lei e Mazza avranno finito di farsi i pompini a vicenza (che è volgare ma è una citazione, eh) per "il piu' grande spettacolo...degli ultimi anni!" (cit. Lei), si renderanno forse conto che non basta mica uno shottino solo, alla Rai, per sballarsi un anno intero. Una botta di Fiorello e via. Via gli altri, quasi tutti i migliori. Dandini compresa. E poi? Il resto della stagione cosa si fa? Che ci inventiamo? Fiorello ieri s'è collegato con il Grande Fratello in diretta, su Rai1. Mentra di là, qualche minuto dopo, c'era l'intelligente della Casa che spiegava ad un simil-Cassano cos'è il Big Bang ("L'orologio che sta in Germania?"). Insomma, abbiamo capito: si cambia tutti su La7?

lunedì 21 novembre 2011

Il PODIO DELLA GIORNATA (E SI' C'E' SCILIPOTI)

Oggi ho scelto per voi (meglio un "tu"? C'è un plurale lì fuori?) tre frasi stupende. Di quelle che fossi stato ancora al liceo avrei trascritto sul mio diario, ma solo fino al secondo anno, che poi capisci che il diario è troppo pussy per una sana adolescenza eterosessuomane. Insomma, sono tre sentenze definitive, modo loro. Le ho scelte perché fanno ridere, per i concetti che esprimono, per come li esprimono: parlano di inevitabilità della politica, da tre angoli diversi ma è la stessa roba. E dicono tutto. Di noi, di chi siamo. Noi, proprio noi. Mica loro. Loro siamo noi. Nel nostro giorno peggiore, strafatti di crack, sporchi di merda, con una febbre equina. Ma profondamente italiani. Poi, dopo, quando siete al calduccio della vostra vita familiare, sulla sedia a dondolo, mentre fumate la pipa, raccontatevelo che non è vero. Che voi Pionati, Scilipoti, e Rotondi li odiate. Ma intanto questo è il loro modo di urlare al mondo: io sono qui. Ove mai avessimo rimosso, sai: siamo qui perché voi ci avete messo qui a dire cose come queste, e voi ci pagate stipendi e vitalizzi.
Ecco, dunque, le tre frasi. Scegliete voi chi ha detto cosa. Tanto fa lo stesso.
La favola dei professori-taumaturghi finirà presto e passerà la parola inevitabilmente alla politica 
Devo dire la verità: quest'anno e mezzo che staremo in Parlamento, sarà uno stipendio rubato. Lo confesso: per la prima volta in vita mia lo ritengo proprio uno stipendio rubato

In linea di massima sì, il figlio di due genitori dello stesso sesso potrebbe imitare i propri genitori e diventare gay o lesbica anche lui o lei    

venerdì 18 novembre 2011

D'ICI

Dici: in Italia paghiamo la tassa sul televisore e non vuoi pagare la tassa sulla prima casa?
Dico: guarda, lascia stare il Canone Rai, che c'ho la bile permalosa c'ho.
Dici: vabbé, sei un possidente latifondista e le tasse le devi paga'.
E se ti dicessi che ho impegnato la nonna a tranci per accendermi un mutuo cinquantennale per comprarmi i miei 60 mq di fianco alla sede di una confraternita universitaria che urlando e scopando tutta notte mi scetano la creatura?
Dici che sei in affitto da una vita e che basta con la dittatura dei padroni di casa.
Diròtti che ora i dittatori padroni di casa ti aumenteranno l'affitto perché a loro tocca pagare di nuovo l'Ici.
Dici che Monti doveva pur cominciare a prendere soldi da qualche parte.
Mah, ti dirò, è anche la mossa più facile di tutte, però. Te lo dirò davvero, perché mi puzza un po' della storia dell'evasione: tutti contro l'evasione, troveremo gli evasori, tortureremo gli evasori infilandogli il caviale per i fondelli, uccideremo gli evasori con una pistola d'oro bestemmiando Allah, e poi? E poi paga il popolo delle trattenute. Che prima o poi nessuno lo trattiene più e succede la disturbata.
Non dirmelo: oggigiorno possedere la casa è un lusso. L'hai detto.
E allora io ti dico che, se non lo sai, la casa rientra tra i diritti inviolabili dell’uomo, riconosciuti e garantiti dall’articolo 2 della Costituzione, e trova un riconoscimento espresso nell’art. 25 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e nell’art. 11 del patto internazionale dei diritti economici, sociali e culturali. E ti ribadisco che la Costituzione all’art. 47 prevede che la Repubblica debba favorire il diritto alla proprietà dell’abitazione, con misure che possano aiutare le persone più bisognose ad avere un alloggio in proprietà e, quindi, rendendo concreto questo diritto.
Mo tu che mi vuoi dire? Che non c'entra niente - dici tu - che non è che lo Stato te la toglie, la casa. Ma tassa chi già la tiene, per aiutare, magari, chi non ce l'ha a trovarsela. Ma dico io! Pure a me hanno raccontato che c'è un lago in Scozia con un drago che ci sguazza dentro, ma mica vado dicendo a te che ci credo. Piuttosto ti dico che l'Ici è una tassa odiosa per tante buone ragioni facilmente immaginabili, non foss'altro perché riassume in pieno l'andazzo italico del trasformare l'emergenza in normalità (nel '92 Amato la introdusse proprio come misura d'emergenza). Ma soprattutto - e la cosa per me è sconquassante - perché mi costringe ad essere d'accordo con Giancarlo Lehner. E io questa cosa, qui lo dico e qui non lo nego, proprio non riesco a mandarla giù.
Dici: c'hai ragione.
Dico: lo so.

giovedì 17 novembre 2011

LEHNERIADE (puntata 13, dell'ommioddio gli sto dando ragione)

Sapevo che questo momento sarebbe arrivato. Quasi quasi chiudo qui la rubrica: ha ragione, Lehner ha ragione. Gli sto dando ragione. Non me ne faccio una ragione.


"La croce dell'Ici passi, a condizione che la paghino tutti. Se ancora una volta il Vaticano sara' esentato, costituiro' il comitato di resistenza intitolato 'Non pago l'Ici se non la pagano tutti'"
Giancarlo Lehner, deputato di Pt

martedì 15 novembre 2011

UN CHILO E MEZZO DI SPREAD, E LASCI PURE

A luglio, coi piedi in una bacinella, scrissi questo. Spremendone il succo, cos'è cambiato? Insisto sulla percezione delle cose, al netto della conoscenza vera. La crisi è diventata uno spauracchio da bar, riassunto per benino da un tweet di Ottantacento stamattina:
Ho detto al salumiere che aveva sbagliato a darmi il resto, ha risposto che ora nel Paese non devono prevalere gli interessi di parte
Leggo in giro che il venturo governo tecnico è un attentato alla democrazia, che s'agita alle nostre spalle una specie di consorteria internazionale che ci mangia le chiappe al mercato, giorno dopo giorno, sgranocchiando pezzi di Piccirillo che io nemmeno me ne sono accorto. Ieri il polpaccio c'era, oggi non lo so più. Perché lo spread oltre quota 500 è diventato il numero uno nella top five delle frasi d'ascensore. Ce ne riempiamo la bocca tutti, e a differenza di qualche mese fa sappiamo pure di cosa si tratta. Ma non lo sappiamo davvero, nel senso che ne ignoriamo il significato intrinseco, quello importante. L'allarme funziona così: bombarda la gente con qualche nozione difficile, possibilmente tradotta in inglese tecnico, aumentagli la benzina e il litro di latte. Una spruzzata di mercati impazziti, un pizzico d'Argentina e Grecia quanto basta. La signora andrà dal fruttivendolo guardandosi attorno circospetta, perché il sole sta ancora in cielo, la pensione è la solita merda ma arriva, il ragazzetto c'ha il Suv e quindi dai che non ce la passiamo così male. E' così che Berlusconi ha governato per 17 anni: "I ristoranti sono pieni". Dagli torto. La signora torna a casa con un chilo e mezzo di percoche e non ha ancora bene inteso: "Pasqua', ma ci dobbiamo preoccupare?", "E che ne saccio, Assunti', qua dicono i comunisti che bisogna fare presto, va a fernì che si magnano pure i soldi che tenimm' dentro o' materass'". E così filano via le giornate del terrore informato, tra chi non può aprirsi una cassetta di sicurezza in Svizzera, Non è stillicidio qualunquista se uno chiama in causa la gente comune. E' una categoria che esiste davvero: che si spaventa facile, perché sa poco e quel poco gli viene spiegato di merda. E' così che i guardiani della sacra democrazia volevano andare al voto? (E con questa legge elettorale?). Date un'occhiata al vicino di casa, al giornalaio, al benzinaio: sono in mezzo a voi, quelli che lo spread gli sta rovinando le giornate, e  che non sanno più a che santo votarsi. O che santo votare. Sono loro che decidono poi.

lunedì 14 novembre 2011

SOGNO O SON TECNICO?

Vediamo se riesco a spiegar(me)la questa. Giro a strattoni pagine di giornali, anche quelli più aggressivi, quelli che si autocelebrano come i protagonisti della cacciata di Berlusconi. E tutti, dico tutti, trattano il prossimo governo tecnico come una specie di tappabuchi, una medicina straordinaria e necessaria. Ma che poi, perdinci, si torni alla normalità. Un mio amico, sul suo blog, ha scritto:
Ne usciamo sconfitti noi cittadini ai quali è stato tolto il diritto di voto, prima con una legge sciagurata e poi con un sotterfugio della politica che di fatto ci costringerà a subire un governo non scelto, appoggiato da un parlamento anch’esso non scelto…
Ed è argomentazione un po' sterile. E' chiaro che non l'abbiamo votato noi, Monti. E ci dobbiamo paccheggiare sulle spalle perché dobbiamo subire il suo governo? Va bene, dai: pacca. Oh me tapino, me derelitto... Ok, finito? Ma davvero vogliamo infliggerci la pena di sottostare pedissequamente al dogma pseudodemocratico che ci impone di aver a che fare con la politica, perché le regole del gioco sono queste? Io la guardo da un'altra prospettiva: "tecnico" si può anche tradurre come "esperto". Punto. Può bastare, secondo me. Cioè, una volta tanto potremmo coniugare al presente il verbo amministrare. Mi conforta sapere che a gestire la cosa pubblica ci siano persone che sanno di cosa parlano, che hanno studiato la materia che trattano, che sono nel loro campo (spesso) tra i migliori. Anche se politicamente non la pensano come me. Ma che agiscono maneggiando la sostanza delle cose (anche sbagliando) senza i paraocchi del consumo politico: l'azione per il potere fine a se stesso è il virus che ci ha fatto ammalare. In quale mondo ideale la politica - questa politica - riflette democraticamente un'Italia non autoreferenziale capace di non implodere alla ricerca del potere quotidiano e spicciolo? Non è che ogni tanto, in tempi in cui si razzolano briciole schiacciate sul pavimento, conviene abdicare? Prendere uno di quelli bravi, e metterlo su una poltrona a fare il suo lavoro per il nostro bene? Una Gelmini in meno, e un Monti in più insomma. Anche non eletto direttamente, ma cazzo alleluia! E che la politica - sconfitta per forfait, mica per altro - si fotta. O no?

mercoledì 9 novembre 2011

L'ANTIPATICO

Dal Napolista con furore (sempre grazie).


Avviso: se siete di quelli che Mazzarri non si tocca nemmeno con un fiore, lasciate perdere questo pezzo. Che ho intenzione di fargli il mazzo, di fiori s’intende. E per una volta lasciate stare i risultati, perché è chiaro che quei conti tornano (quasi) sempre. Qui si parla d’altro. Di comunicazione. Di empatia. Di simpatia. Ecco, l’ho detto.Ci sono, nel giro del pallone, un sacco di antipatici simpatici, i burberi col fascino, le canaglie col mezzo sorriso, i Mourinhi che spaccano le folle. E poi ci sono gli antipatici antipatici. Quelli che proprio non ce la fai, ci provi, ti sforzi, gli dai tre-quattro chili di chance, ma niente. Tanto per cominciare Mazzarri appartiene alla stereotipata categoria dei finti modesti, quelli che se la suonano a volume basso e se la cantano sottovoce. Quelli che in premessa di ogni risposta ci piazzano un “chi ne capisce di calcio sa…”, cosicché l’interlocutore ha due opzioni: o gli dà ragione o non ne capisce di calcio. Chiamiamoli, d’ora in avanti, i mazzarri; ne facciamo sostantivo per chiarezza. I mazzarri quando vincono fanno i seriosi in favor di telecamera: “Ringrazio per i complimenti, abbiamo fatto una gara semplicemente perfetta”. Se poi perdono 3-2 a Monaco, con due golletti di Fernandez e una ventina di occasioni del Bayern, la rilettura è fantastica: “Grande prestazione, loro sono stati cinici a fare tre gol con tre tiri in porta”. Questa storia che tutti quelli che ci segnano un gol sono “cinici” è una vecchia litania. Sottende un modo parziale di contare le palle-gol: se noi vinciamo 2-0 potevamo farne altri 7 (e talvolta è pure vero), se vincono gli altri è una questione di “cinismo”, cioè di culo: gli è andata bene. Non credo ci sia dietro un abile stratega della comunicazione, ma quel che fanno i mazzarri è riassumere una vicenda complicata come una partita in un episodio o due che sono ovviamente a loro favore. Perciò l’arbitro è sempre il nemico, perché se hai perso 4-0 e ti sono stati negati 4 falli laterali e una punizione a centrocampo, il capro espiatorio è lì e la pira è accesa e bella calda. Lo chiamano “lamentino” non a caso, e io il capitolo arbitri lo chiudo qui.
I mazzarri, comunque, se sono in periodo fausto, lasciano entrare il giornalista di Sportweek a casa loro, ammonendo che “chi lo conosce lo ama”, ma poi buttando lì una robetta come questa: “Sì, io e Pep Guardiola vediamo il calcio allo stesso modo”. Dalla panchina, intendi? Deve essere proprio quel che pensa Guardiola, il quale un giorno sì e l’altro pure detta a Marca e As: “Sì, io e Mazzarri giochiamo lo stesso calcio”. E non osate provocarlo, mica esagera lui. Anzi siamo noi giornalisti italiani che siamo troppo… italiani. All’estero lo capiscono e lo apprezzano e lo notano e lo premiano. A Napoli “c’è malafede”, si vuol rovinare il suo “gioiellino”. Che è fatto di grandi giocatori, ma soprattutto di un grande tecnico. Ci tiene proprio, eh: “Non dite che sono un gran motivatore, io sono un tattico”. E se tu, idealista d’uno scribacchino, provi a parlare di tattica, ecco che non ne capisci niente di calcio. Perché mai Cavani doveva coprire su Conti? Ma chi è Conti, Cristiano Ronaldo? Glielo domandi, è lecito. E lui si incazza. E perché poi lo butti in fascia a Monaco, che quel poveretto è già stanco? Guarda che a Sacchi per aver spostato Signori a centrocampo in Nazionale se lo mangiavano vivo… La sentite la malafede? La vedete? Che schifo di ambiente. Non c’è riconoscenza, “abbiamo fatto i miracoli, prima di noi il Napoli era lì in fondo”. Questo è il sunto di tutto. Significa: è merito mio se vinciamo quello che vinciamo, lo dovete a me. Significa: più di questo non posso fare con la squadra che ho. Significa: non l’avete ancora capito che il vostro fuoriclasse siede in panchina?
Se la risposta è no, sappiate che non ne capite niente di calcio. E siete pure antipatici, voi.

martedì 8 novembre 2011

LEHNERIADE (puntata 12, del cojote)

C'è aria di tempesta in casa Lehner. La signora ha preso a male il dolce stil novo. Sono cazzi, per il nostro eroe.


"Crosetto e' grande, grosso e... Cojote. Secondo lui, la persona a cui si vuol  bene e' d'uopo definirla 'testa di cazzo'. Fidandomi del neostilnovista Guido, ho in tal maniera apostrofato la mia compagna. L'inconsapevole donna, reagendo con la medesima soavita' mostrata verso i Radicali da monna Rosy Bindi, ha, purtroppo, mostrato di non gradire la lepidezza del mio dire".
         Giancarlo Lehner, deputato di Popolo e Territorio.

lunedì 31 ottobre 2011

MMM SE HAI LA FACCIA DA DOWN SEI UN DOWN E ALLORA NIENTE GARDALAND

La cosa è abbastanza risaputa e ve la semplifico così: a Gardaland le persone con sindrome di Down non possono utilizzare alcune giostre semplicemente perché... sono Down. Succede solo a Gardaland, tanto per intenderci. La questione è vecchiotta e viene fuori ogni volta che qualcuno si indigna. Però mi pare il caso di indignarci ad oltranza, se è possibile. Visto che Danilo Santi, direttore generale Parchi Gardaland, continua a rispondere alle accuse di discriminazione con argomenti burocraticamente disarmanti.
Cioé, dice Santi, le limitazioni alle singole attrazioni sono "poste per adempiere a obblighi di legge ed esclusivamente per ragioni di sicurezza, come previsto anche dalla norma EN n. 13814". Secondo Santi "è assolutamente privo di fondamento l'assunto secondo il quale il Parco vieterebbe l'utilizzo di alcune attrazioni a persone con sindrome di Down, esclusivamente in virtu' delle loro peculiari caratteristiche somatiche, che, invece, non hanno alcuna rilevanza, se non nei limiti in cui siano sintomi di una disabilita' che integra un motivo di salute e di sicurezza tale da giustificarne il diniego all'accesso".

Segnatevi questo passaggio: per Gardaland le facce da Down non hanno rilevanza se non quando tradiscono il fatto che chi le indossa è una persona Down. Non male, eh?
Basterebbe questo ad alimentare la gogna. E poi il direttore del parco non spiega quali rischi specifici corra una persona con sindrome di Down rispetto a una persona normodotata, e non chiarisce perché il divieto si applichi solamente alle persone con sindrome di Down. Non mi è ancora chiaro infine il collegamento automatico fra l'essere un Down e l'avere una condizione di salute che impedirebbe l'uso di alcune attrazioni. Del resto, fanno notare le associazioni, perché negli altri parchi le cose vanno diversamente?
Una volta di più: chiedere scusa e riparare, no eh? No, no, è la legge che ci impone la perenne inciviltà.

venerdì 28 ottobre 2011

VOLA COL CEPU

Va bene che la storia dello scotch era una fregnaccia, ma questa è realtà ai limiti dell'irrealtà. Voi, davvero, vi affidereste a piloti addestrati al Cepu? A quando gli astronauti della Scuola Radio Elettra?

mercoledì 26 ottobre 2011

BELEN A GRANDE RICHIESTA CON IRONIA MA ANCHE NO

C'ho messo una settimana e più per arrivare a questa sentenza definitiva, inattaccabile e incensurabile:

il video porno di Belen è il bene assoluto
Migliora l'umore, il tono muscolare, le aspettative di vita. Risponde a domande ataviche come l'annosa "chissà cosa c'è sotto quei sei centimetri quadrati di minigonna?". Ti permette di ridere guardando Colorado Café, e capirete che siamo al livello di Lazzaro alzati e cammina. Di più, ti spinge ad acquistare l'ultimo libro di Vespa! C'è gente che ha ricominciato a credere agli alieni, perché se io casilingo di voghero ho accesso ad un 69 made in Belen, allora dai che non siamo da soli nell'universo. E Sanremo... Sanremo va riesumato dalle teche Rai e riproposto in video h24, e proiettato nelle scuole con annesso dibattito: prima un pompino su internet e poi il successo o prima la fama nazionalpopolare e poi uno smorzacandela? Ecco, quel video ha ridicolizzato Paris Hilton e Pamela Andersson. O, per rimanere nella pornografia, gli sms di Bocchino alla Began. Non so voi, ma io ho preso a contare gli anni da adesso, anno primo DB. Il 18 ottobre, a casa mia, ora è Natale. Ed è buona creanza, al mattino, salutarsi con un "Buonbelen", o semplicemente "Belen" se si vuol restare sull'informale. E vogliamo parlare della fotografia, della colonna sonora, dei dialoghi, del gatto ammiccante che spia l'amplesso (c'è, c'è, guardate bene...)? Tutto funzionale alla perfetta simbiosi tra te, spettatore inebetito, e lui, Tobias Blanco, che ogni tanto guarda in camera e tu gli dai un high five per ringraziarlo. 
Ora, se avete amici che dicono di non averlo visto, non è il caso di rompere subito rapporti magari decennali. Indirizzateli sulla retta via, su Youporn o magari andate alla stazione di Napoli e comprategli il dvd (10 euro, ma siam passsii?), sarà una gradita strenna natalizia. E poi passate all'incasso: faranno di tutto per voi. Se invece doveste imbattervi negli scandalizzati, i disgustati, i fighetta che loro queste cose neppure le guardano, o gli intellettuali con occhiaia da Jenna Jameson legge la Divina Commedia, beh... loro sono il male assoluto. E meritano di vivere una vita da Belenless... Meglio l'inferno, cazzo.

lunedì 24 ottobre 2011

IN DIRETTA PER SIC, 24H

Detto che sulla morte del Sic non ho nulla da scrivere per catatonico stupore, merita un accenno a latere quest'uomo qui: 



Antonio Boselli, l'esperto di motori di Skysport. Ieri, a tragedia avvenuta, l'hanno incollato alla poltroncina di SkySport24 e l'hanno lasciato andar via credo a notte fonde. Avrà fatto, con gli occhi lucidi, tipo 10 ore di diretta, a ripetere un centinaio di volte la dinamica dell'incidente, ad esaminare il fotogramma della morte per una decina di edizioni di fila, a parlare di Marco rimbalzando pure nello studio del pallone. Roba che a me, solo a guardarlo, m'ha preso una pena. Va bene fare il proprio lavoro, ma la logica delle news 24h ieri ha centrifugato 'sto poveretto di giornalista e l'ha messo a commentare in maniera ad un certo punto quasi pornografica un evento di una tristezza indicibile. Lui, Boselli, a botta fresca fresca, aveva twittato questo: Ma vaffanculo!!!! Ma come cazzo è possibile!!! Marcoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
Poi s'è infilato una maschera di elegantissima compostezza e ha retto con toni perfetti un macello di pomeriggio. Di merda, proprio. Ecco, Antonio, spero che tu oggi te la sia presa di corta...

martedì 18 ottobre 2011

STADIO SAN PAOLO, LA LEGGE GIOCA FUORI CASA

Badate che questo post, potete leggerlo anche sul Napolista (grazie!), e precisamente qui...

Allo stadio le leggi, la maggior parte delle leggi, non valgono. Un clichè, dici. Un luogo comune. Esatto, lo stadio di Napoli è un luogo comune fuorilegge. Basta stampare dal sito della Società Calcio Napoli il regolamento di utilizzo dell’impianto, e fare una semplice verifica. Vai a vedere Napoli-Milan in un mite pomeriggio di settembre da 34 gradi all’ombra, e spunti l’elenco delle norme violate. Anticipiamo il resoconto: quella stampa avrà maggior dignità quando avrà preso il volo come aereo di carta. Eppure non è che il regolamento se lo sono inventati quelli del Napoli, sia chiaro. E’ la legge italiana, che viene calpestata ogni weekend pallonaro.
Il tempo di parcheggiare lo scooter su un marciapiede qualunque al modico pizzo di 3 euro, dirimpetto alla pattuglia dei Carabinieri e ci ritroviamo davanti ai cancelli del San Paolo, che - dicono – aprono alle 17. Alle 18 sono ancora chiusi. Eccoci qua: da regolamento i cancelli andrebbero aperti 3 ore prima dell’evento. Napoli-Milan non è mica una partita che fa il pienone, eh. Saranno stati colti di sorpresa, i responsabili dell’ordine pubblico quando la marmellata di folla va a spalmarsi contro i muri. Poi aprono, e mi controllano il biglietto, e il documento d’identità. Passo il cosiddetto “prefiltraggio”. Arrivo ai tornelli, quelli tanto voluti da Maroni. Lo steward prodigo di buone maniere mi strappa il tagliando di mano, lo vidima e mi spinge: “Vai va’”. “Scusi, ma il biglietto è mio”. “No questo lo tengo, vai!”. “Ma no, lo voglio, è mio…”. Un altro steward rompe gli indugi e mi chiede di gettare immediatamente la bottiglietta d’acqua. E’ evidente che anche qui valgono le stesse rigide regole dell’aviazione civile. Però intanto il mio biglietto è scomparso. Sono basito, che è un modo come un altro per dire che mi girano i maroni. Perché quel benedetto regolamento dice che “il tagliando dovrà essere conservato fino all’uscita dall’impianto e mostrato, in qualsiasi momento, a richiesta del personale preposto”. Vorrei evitare che qualcun altro entri allo stadio a mio nome. Sai com’è. E soprattutto che qualche solerte steward identificasse l’impostore trascinandomi in un impiccio. Ma abbozzo, visto l’andazzo l’evenienza mi pare probabile quanto un’improvvisa nevicata.

lunedì 17 ottobre 2011

CI E'

Se ascoltate le nuove intercettazioni del duetto Berlusconi-Lavitola pubblicate da Repubblica, converrete con me  su una cosa: Berlusconi ci crede davvero, alle cose che dice. Poi scanniamoci pure sul merito "eversivo", sui contenuti. Ma il vero retroscena svelato è questo: non è una solfa che usa in tv e per la tv e basta. Se pure in una telefonata informale, con un sodale, se ne esce sempre con la storia dei giudici, i giornali di sinistra, la Consulta... allora non ci fa. Ci è.

venerdì 14 ottobre 2011

LEHNERIADE (puntata 11, della merda)

Sono 20 minuti che leggo e rileggo, ma riesco a capire solo il concetto "merda". Perciò ne spalmo un po' sulle vostre coscienze. Vai Gianca':

 "L' irresistibile ed iraconda pulsione della Bindi verso la coprofilia non disvela solo il subconscio della Rosy, ma rimanda al Pd  come partito ottimo non per governare, bensi' per concimare".  
Giancarlo Lehner di Pt

mercoledì 12 ottobre 2011

LARGO AI GIOVANI!

Dalla teoria...  
"Combatterò in tutti modi nella mia riforma i baroni universitari, aprendo ai giovani e alle eccellenze culturali di questo paese".  (M. Gelmini, 2010) 
Alla pratica...
Da un bando di concorso della Facoltà di Lettera e Filosofia della Federico II di Napoli, pubblicato qualche settimana fa (http://allegati.unina.it/docenti/contratti/2011/10ott/LF_INS_13.pdf):

Si rende noto che questa Facoltà, per l'anno accademico 2010/2011, dovrà provvedere al conferimento degli incarichi d’insegnamento indicati nell’allegato “A” - che costituisce parte integrante del presente Bando - per i corsi di studi e i settori scientifico-disciplinari ivi specificati, mediante contratto di diritto privato, ai sensi del vigente regolamento recante “Disposizioni transitorie in materia di incarichi d’insegnamento” emanato con Decreto Rettorale n.327 del 25 febbraio 2011 e disponibile sul sito web di Ateneo www.unina.it, nella sezione Atti e norme.Le esperienze professionali e/o scientifiche richieste, l’impegno orario e il compenso orario, a lordo delle ritenute a carico del docente, sono indicati nel medesimo allegato. La copertura della spesa complessiva relativa al presente Bando, pari ad €. 19.880,00 al netto degli oneri a carico dell’Amministrazione quantificati in € 5.232,42 per un costo totale del presente bando pari ad € 25.112,42 è assicurata dalle risorse economiche destinate dal competente Organo Accademico (delibera del Senato Accademico del 25/07/2011 e del C.d.A. del 26/07/2011) alle esigenze didattiche di questa Facoltà per l’a.a. 2011/12Possono concorrere all’attribuzione dell’incarico esperti di alta qualificazione in possesso di un significativo curriculum scientifico o professionale che siano:1) dipendenti da altre amministrazioni, enti o imprese, ovvero2) titolari di pensione, ovvero3) lavoratori autonomi in possesso di un reddito annuo non inferiore a 40.000 euro lordi.
Largo ai giovani!!!

lunedì 10 ottobre 2011

IL CRACK DELLA BORSA E' COLPA DEI DROGATI...

C'è qualcosa di maligno in me. Una perversione occulta. Ho chiesto pure ad un paio di esorcisti semiprofessionisti, ma nemmeno loro hanno saputo darmi una risposta. Il fatto è che mi ostino a guardarli, ad ascoltarli, come si fa quando in autostrada becchi un incidente e non ti riesce di farti pudicamente i cazzi tuoi. Ecco, con lo stesso spirito sadomaso io vengo a proporvi quest'oggi...

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi 
intervistato da
Klaus Davi

Ok, questo il momento in cui tocca avvertire i deboli di stomaco: fermatevi, lasciate perdere, non è per voi. Per tutti gli altri che, come me, riescono a trovare assolutamente impagabile deiezioni mentali del genere, vi lascio alla trascrizione della geniale ultima menata del succitato:
"Dopo piloti, autisti, funzionari pubblici, chirurghi, poliziotti e carabinieri, e' assolutamente auspicabile che siano rapidamente effettuati controlli antidroga anche a Piazza Affari. Non possiamo non tener conto di denunce di luminari autorevoli sul forte consumo di cocaina fra i trader di borsa. Il nostro intento e' intervenire prima per evitare che si pianga dopo a causa dei danni provocati dalla droga. Ci sono pubblicazioni che collegano il crack di New York all'abuso di droga. Allarmi seri da prendere in considerazione". 

venerdì 7 ottobre 2011

UN BORDELLO DI LUSSO A PALAZZO BERLUSCONI (TUTTO IL MONDO E' IL NOSTRO PAESE)

"... conocido como el Indio Blanco, en los cuales se ejerce la prostitución. La presentación judicial, que data de dos meses atràs, menciona a La Rosa, de Callao 125 bis y el Palacio Berlusconi, de Sarmiento 1112...".
Nel 'Palazzo Berlusconi' c'e' un bordello di lusso. Ma non è una storia italiana, questa. Perché Palazzo Berlusconi si trova nella città di Rosario, in Argentina. L'abbinamento mignotte-Berlusconi è troppo gustoso perché i giornali argentini non rilancino la notizia. E allora ecco scattare le proteste degli indignados nostrani, l''Associazione Insieme Argentina', che a nome del Antonio Bruzzese, scrive al sindaco di Rosario: "Egregio sig. Sindaco- si legge sul www.emigrazione-notizie.org- voglio esporre la mia profonda indignazione per l'esistenza nella citta' di Rosario di un luogo di dubbia moralita', che porta il nome del primo ministro del mio paese, Silvio Berlusconi, chiamato 'Palazzo Berlusconi', un bordello destinato a un pubblico di alto livello economico. É molto offensivo che si sia permesso in questo Comune l´utilizzo del nome di una delle massime cariche dell´Estato italiano. Non e' la mia intenzione giudicare la moralità di Berlusconi, tanto meno uscire alla sua difesa, perchè il tema trascende la persona e ridicolizza il Paese che rappresenta, al di là della sua gestione di governo. Mi auguro da sua parte la comprensione di un tema cosi delicato e una rapida risoluzione, in difesa dell´italianità e le relazioni tra i nostri paesi".

Per caso, Bruzzese, in questi ultimi mesi, ha mai pensato di scrivere una bella letterina al sindaco di Roma Alemanno? Sa, ci sarebbe da difendere anche l'onorabilità del Commendatore Vincenzo Grazioli, il cui Palazzo nel mondo non mi pare abbia fama tanto diversa...

giovedì 6 ottobre 2011

E POI GASPARRI PARLO' DI STEVE JOBS (OVVERO LA RETORICA DELLA POLITICA SODOMIZZA IL LUTTO)

Eeeeeeeee, stooop.
Va bene, basta così, tutti a casa: avanti un altro lutto. Che per Steve Jobs abbiamo finito. It's over. Sarebbe stato bello continuare, ragazzi. Una volta tanto è uscito fuori il "popolo della rete", quello che non esiste, ma che oggi sì. Tutti con un contributo da portare nel ricordo del guru, un twit qua, una foto là. Il discorso alla Stanford. Commovente, quasi.
E poi
E poi vennero loro
I gerontocrati italioti
I poltronari pro...
...I POLITICI ITALIANI
Che non potevano stare zitti una volta, almeno una. No. Loro c'hanno l'Ipad 2 per giocare a Angry Birds mentre approvano la Finanziaria. E devono, DEVONO, ringraziare un'ultima volta chi gli ha permesso di trasformare le lunghe sedute parlamentari di uno spasso so cool.
E hanno cominciato a sparare comunicati. Tutti con "la vita cambiata", con le "cose difficili rese facili". Senza porsi mai il dubbio che a nessuno - ma proprio a nessuno - gliene potesse fottere nulla del loro punto di vista su questa precipua morte. E che il sol fatto di aver incaricato i portavoce di impegnarsi sulla questione è dannatamente ridicolo. Nemmeno per i contenuti... quelli sono fatti retoricaccia, la solita. Proprio per volerci essere.
Come Walter 2.0 Veltroni: "Non era un politico, ma ha cambiato modi di vivere".
O come Ombretta Colli, che evidentemente lo conosceva personalmente: "È scomparso non solo un eccezionale creativo ma soprattutto un uomo straordinario".
Dal Molise persino Antonio Di Pietro s'è sentito in dovere di accompagnare per l'ultima volta "un uomo che ha dato un prezioso contributo al progresso".
E' chiaro che la ministra ggggiovane dei ggggiovani Meloni ci abbia trovato il risvolto di settore: "Ha insegnato, in particolare ai piu' giovani, di credere sempre in se' stessi senza lasciarsi appiattire da un conformismo esasperante e vano". (Testuale, la grammatica è quella di un lancio d'agenzia)
E per la stessa ggggiovanissima ragione Matteo Renzi da Firenze, che è hungry, cazzo, e foolish da sempre, non poteva non esibire un originale: "Steve Jobs da Cupertino e' stato il Leonardo da Vinci del nostro tempo".
Peccato che, quando ancora si traballava sul filo della mediocre dignità, sia arrivato...
...Maurizio Gasparri... 
Un nome che i firewall della Apple bloccano condannando i server alla cremazione. Riportiamo la sua dichiarazione per evidente sadismo. Ci scuserai Steve, se t'è toccata pure questa alla fine. Perciò propongo una moratoria sull'# SteveJobs. LHIP (Lasciatelo in pace). Please.
"Jobs ha cambiato la nostra vita. In un mondo sempre piu' difficile l'ha resa piu' facile. Ha cambiato il nostro modo di comunicare, di ascoltare, di vivere la musica, l'amicizia, la rete. E' stato un Leonardo del nostro tempo. Ha saputo guardare oltre e ora fa parte per sempre della storia del pianeta e della nostra vita quotidiana, che senza di lui sarebbe diversa da come e'". 


 


LEHNERIADE (puntata 10, dello strascino)

Questa me l'ero persa per la via ma l'ho recuperata in tempo: c'è tutto qui, attualità, sagacia, ironia, letteratura, odontotecnica e Bocchino. E Lavitola, e Amanda e Raffaele, tutti assieme. Welcolme to Lehner party!

"Premesso che l'assoluzione di Raffaele ed Amanda e' un calcio sulle gengive alle inferenze in liberta' delle Procure; premesso che stimo Lavitola quanto Fini, Bocchino e Granata, credo sia urgente spiegare ai pm napoletani che la pesca a strascico nuoce alla salute dei mari ed anche alla credibilita' della magistratura". 
Giancarlo Lehner, deputato di Popolo e territorio.

venerdì 30 settembre 2011

CROCIATA LEGGE BAGNASCO (E SCEMO CHI NON LO LEGGE)

Dopo "Carfagna legge Bagnasco" (autocit.), ecco "Crociata rilegge Bagnasco", perché non si dica in giro che il presidente della Cei è uno che sa esprimersi in maniera chiara da solo. Visto a non fare nomi, Bagnà? Allora ti becchi prima le flautolenze nelle sagrestie, e poi le crociate di Crociata. Che se ne esce con una delle cose più divertenti da quando l'uomo ha inventato la Bibbia:  "A scanso di equivoci la Cei, notoriamente, non fa i governi e nemmeno li manda a casa".
A scanso di equivoci, notoriamente, Bagnasco mandi Crociata a fare il portavoce della Gelmini (tra il tunnel Ginevra-Gran Sasso e la Chiesa che non fa politica non so scegliere quale sia la più ganza...), e riprenda la parola: dica, Bagnasco, se nella sua sagrestia c'è qualcosa che puzza, se ce l'aveva con Berlusconi o con Penati, se intendeva biasimare il premier mignotauro (cit. Blob) o l'intera comunità dei cristiani italiani bassi, con le orecchie enormi, sessuomani e presidenti del Consiglio.
Sarebbe bellissimo avere un "Bagnasco legge Bagnasco", e magari potremmo buttar dentro una di quelle minchiate interattive: facciamo un testo a risposta multipla, così gli stessi lettori possono dare il loro indirizzo al discorso.
Si fa per giocare eh, notoriamente questo blog non legge Bagnasco. A scanso di equivoci.

giovedì 29 settembre 2011

ARIA PESANTE NELLE SAGRESTIE

"Ho letto le parole di Bagnasco con grande attenzione e, da cattolica, un minimo di travaglio. Certo, sono dirette anche a Berlusconi: ma Bagnasco ha fatto un discorso erga omnes, a tutti, all'aria pesante che c'e' ovunque, a tutti i livelli politici. Forse si riferiva anche al caso Penati. Forse anche in alcune sagrestie c'e' un'aria pesante". 
Mara Carfagna,  ministro alle Pari Opportunita', a Omnibus, su La7
Notate il giro perfetto:
Lei cristiana travagliante di default le ha lette, le dichiarazioni di Bagnasco. Sono rivolte ANCHE a Berlusconi, o sono rivolte al signore. Rendiamogli grazie, perché ha fatto un discorso erga omnes, e lei, la Carfagna, usa il latino perché fa tanto buona collegiale istruita nelle migliori scuole dei preti che poi appena esco la sera vado di gang bang, ma sempre a mani giunte e genuflessa. Ma l'aria pesante c'è ovunque sia chiaro, e Bagnasco pensava anche un po' a Penati quando parlava delle misure anti-crisi, aspetta come le ha chiamate... ah ecco: "scombinate e poco serie". Sì sì, quello è proprio Penati. Non fa i nomi per carità cristiana. Forse, e il cerchio si chiude, c'è aria pesante nelle sagrestie... E qua delle due l'una: o un generico chierichetto ha scoreggiato, oppure Bagnasco si riferiva alla Chiesa erga omnes, era un'autocritica, per la misericordia.

mercoledì 28 settembre 2011

LA DEFINIZIONE DI COGLIONE

Tutta colpa di un biglietto 'vecchio', che non conteneva nel prezzo un aumento, recente, di 30 centesimi.
Per questo un controllore de 'La Marca', la societa' di corriere di linea trevigiana, ha fatto scendere una bambina di appena 10 anni dal bus che la stava riportando a casa da scuola. La storia, riportata dalla Tribuna di Treviso, risale ad una settimana fa.
Salita sulla tratta Oderzo-Meduna, la bambina e' stata fatta scendere dopo una sola fermata perche' il controllore ha riscontrato l'irregolarita' nel biglietto. "Il biglietto era valido- sostiene la madre, Stefania Griguol- almeno cosi' mi avevano assicurato. Era stato acquistato a maggio all'edicola di Motta di Livenza. Nonostante l'aumento di 30 centesimi, dalla Societa' non era arrivata alcuna circolare ai rivenditori che quei biglietti non fossero validi. Di quella serie ne erano stati usati in famiglia senza problemi". Il fatto ha scatenato proteste e reazioni indignate.
A partire proprio dalla madre della bimba: "Sono ancora senza parole e senza parole sono i numerosi genitori che mi hanno contattato. Qualcuno ha gia' rinunciato a far salire il proprio figlio in corriera". Ma non solo. "Fatto gravissimo e increscioso", lo ha definito, sempre su la Tribuna di Treviso, il presidente della Provincia Leonardo Muraro, che ha anche chiesto scusa alla famiglia della bambina. La Provincia e' anche maggiore azionista della societa' La Marca. Ha poi specificato che "se il racconto della famiglia sara' confermato dai riscontri, quel controllore rischia la sospensione dal lavoro". Infine la dirigente scolastica dell'istituto Brandolini, frequentato dalla bambina, Tamara Tonello: "Sono a dir poco basita per il comportamento del controllore, e' inconcepibile lasciare una bambina a piedi. Tra l'altro e' una scolara molto diligente e responsabile. E per fortuna ha saputo districarsi bene da quella situazione imprevista. Non tutti i bambini possono avere il sangue freddo dimostrato dalla piccola". L'alunna non si e' infatti persa d'animo e con il cellulare ha chiamato subito la madre.
(Grazie all'Agenzia Dire)

martedì 27 settembre 2011

COME SI METTE PAUSA?

Sono, siamo, a quasi un mese di vita sospesa. Di giornate senza quotidiano, di sveglie da un sonno smozzicato e stanco. Di lacrime, e sorrisi di sponda. Di nostalgia della tv, del cinema, di una pizza, di una cena, del sesso, di un'ora di tennis. Di mancanze, continue mancanze e sottrazioni. E nemmeno quell'alito di fresco ottimismo disperato che ti porta a pensare che dai, magari domani passa tutto. Non passa un cazzo. Può solo peggiorare, e infatti peggiora sempre. Abbiamo capito la lezione, tra l'altro. C'è scritta da qualche parte nei Salmi: "Insegnaci a contare i nostri giorni, affinché la saggezza ci discenda dal cuore". Il conto è aperto, sono saggio abbastanza? Vorrei chiudere qui, se possibile. Chiunque tu sia, ti giovi di un credito illimitato. Ma a me non m'hai mai fottuto. Che la vita faccia tutto il corso che le pare, basta però. Ché lo strazio ha corroso le facce che amo, e sopporterò ancora, non posso fare altrimenti. E' questa impotenza che mi spacca il cranio. E comincio a non poterne più. Come si mette pausa?

sabato 24 settembre 2011

MA L'OSSIMORO ETICO VA SGAMATO, STRONZI (post un po' volgarotto)

E lo so che sgamare su pubblica piazza i cazzi altrui non è una cosa bella. E lo so che quel blog ha illato, senza prove. E lo so che i giornali hanno ripreso tutto, affanculo la verifica delle fonti. E lo so che i presunti omosessuali ne sono usciti alla grande in fil d'autoironia. E lo so che tutti, ma proprio tutti, hanno giustiziato l'outing forzato in  nome di un'enormità di argomentazione giustissime (queste, per esempio. O queste, o ancora queste). Tutti, pure i gay stessi, quelli ufficialmente organizzati, si sono incazzati.
Però io nel mio piccolo sogno che gli stessi autori della lista maledetta trovino un disperato pronto a sacrificarsi sull'altare della coerenza. Che adeschi Gasparri, che se lo trombi tutta la notte, e che filmi tutto. E che lo pubblichi. Perché sarò strano io, ma quelli che dicono una cosa e ne fanno un'altra mi stanno dannatamente sulle palle. La chiamano ipocrisia. Io li chiamo i professionisti dell'ossimoro etico: i ricchioni omofobi, i devoti che vanno a puttane, i bacchettoni che pippano, i preti che violentano i chierichetti, i poliziotti che picchiano a gratis, i negri che odiano i negri, Magdi Cristiano Allam.
Vanno tutti, maledettamente, sputtanati.

mercoledì 21 settembre 2011

INGROSSO BANANE

Sentite, sono giorni orribili, fatti di stress e dolore. Per ora, in mancanza d'altro, fatevi bastare questa foto che ho scattato stamattina a Benevento. A me è bastata per farmi due risate (pensate un po' come sto...).

venerdì 16 settembre 2011

MA LA SAPEVANO TUTTI QUELLA DELLA GRATTACHECCA, DAIIIII

Da una nota dell'Università La Sapienza:
"La ormai famosa domanda sulla "grattachecca" ha avuto oltre il 56% di risposte positive (solo altre 6 domande hanno avuto una positivita' maggiore)".
E ancora:
"La provenienza secondo la residenza è stata la seguente: Lazio 66%, Campania 18%, Puglia 3,4%, Molise 3,3%, Calabria 2,5%, Sicilia 2,3%, Umbria 1,4%; Basilicata 1%, Abruzzo 0,9%, Marche 0,4%, Toscana 0,3%; altre regioni <0,01-0,1%. (ad es. <0,05% Lombardia).

A occhio c'è un 10% dei ragazzi romani che vogliono entrare all'Università che ignora cosa sia una "grattachecca". Cose da pazzi, tsk tsk...

giovedì 15 settembre 2011

A CHI SE METT' 'A COPP'

Le piccole cose spiegano tutto, certe volte. Vorrei tanto essere stato testimone di quel momento epico in cui un genio al Comune di Napoli ha deciso che, in nome di una sacrosanta battaglia di civiltà contro "manifesto selvaggio", andava fatto qualcosa. E quel qualcosa è........ attaccare sui manifesti abusivi altri manifesti di censura. Non toglierli, e ripulire il muro. No. Carta su carta, scopa! In attesa (ore, minuti...) del prossimo manifesto illegale a coprire tutto. E infatti, se guardate bene la foto: sull'avviso del Comune ci hanno immediatamente affisso un annuncio mortuario.
Facimm' a chi se mett' 'a copp', insomma. Solo che 'o gallo 'ncopp 'a munnezza è più scemo della munnezza.

lunedì 12 settembre 2011

SANTANCHE', KLAUS DAVI, MADONNA E BERLUSCONI: SCOVA L'INTRUSO

Vi faccio un sunto della questione, poi procediamo con voti e premiazioni.
Daniela Santanchè, sottosegretario all'Attuazione del programma, va da Klaus Davi, su You Tube e se la prende con Madonna: "Sono veramente stupita dalle dichiarazioni che Madonna ha rilasciato contro Berlusconi e gli italiani. Spero che il suo film se lo veda da sola. E' esecrabile che addirittura, proprio lei che si chiama Ciccone, sottoscriva nell'intervista a 'Oggi' quanto riportato dal settimanale inglese 'The Economist' su Silvio Berlusconi e che quindi sia d'accordo sul fatto che il premier avrebbe 'fregato gli italiani e sarebbe da licenziare, perché un vero disastro'. Mi dispiace davvero perché Madonna va contro la scelta democratica di milioni di italiani che hanno voluto e votato con convinzione questo Governo".  Se avete il pessimo gusto di ascoltare l'intervista, vi segnalo i dieci secondi migliori (00:56-1:06) quando un indignato Klaus Davi domanda: "Secondo te questa gente da chi è influenzata? Perché non è la prima (Madonna) che fa questi giudizi a cavolo..."
Insomma: la Santanché da Klaus Davi attacca Madonna perché criticando Berlusconi offende milioni di italiani.

Devo ritirarmi al bagno per decidere cosa mi faccia più ridere, mi date una mano?
- Daniela Santanché che minaccia Madonna e il suo nuovo film
- Daniela Santanché che per prendersela con Madonna va da Klaus Davi
- Klaus Davi
- La faccia di Madonna quando il suo press agent le darà la ferale notizia
- Madonna che apprende di aver appena sottoscritto a Oggi una cosa dichiarata all'Economist, mettendo a repentaglio le gerarchie costituite della stampa mondiale
- Il sillogismo secondo cui se uno critica Berlusconi offende milioni di italiani. Per lo stesso motivo, allora, se io chiamo la Santanché "ridicola puttana" (ma non lo faccio, sia chiaro, se non al confessionale, e poi lì nessuno lo viene a sapere perché tengo il mio prete in pugno per alcune foto un po' così) offendo anche milioni di italiani che l'hanno messa a sottosegretariare l'Attuazione. Per dire.
- Santanché, Klaus Davi, Madonna e Berlusconi tutti nella stessa frase. Per la serie: trova l'intruso
- Le migliaia di italiani (e non) che si chiamano Ciccone, condannati per sempre a tacere sul nostro premier
- Gli italiani  

sabato 10 settembre 2011

BATTO UN COLPO

E con questo sgamo una debolezza. Fate una ricerca su Twitter, prendete le nomination al Macchianera, oppure basta buttare un occhio qua sotto, sì un po' a destra, dove c'è una selezione dei blog che leggo. Sono una cricca. Sono i migliori, per certi versi. Li legge un pacco di gente, ma soprattutto si leggono a vicenda, si conoscono di persona pure, si linkano a catena, in una gang bang di citazioni altroreferenziali. Piacevoli, divertenti, interessanti, intelligenti. Chessó, Bordone o Sofri o Mantellini o Costa, un po' meno Leonardo o Gilioli. Ma comunque. Una bella cerchia di spunti e cazzeggio di classe, di condivisione di idee, di stile, di notizie. Roba costruttiva. Ma provate ad entrare nel giro. Come si fa? Ecco la debolezza, ci sto arrivando: apritemi una porticina, please. Mi presento a sta festa di sconosciuti, date un'occhiata ad un blog minuscolo e rozzo, taumaturgicamente inutile. Voglio giocare anche io, se volete porto il pallone! Sono più piccolo, ma me lo concedete un minuto, un contatto, uno sputo? Che poi queste righe scritte su una seggiola d'aereo a misura di scricciolo finiscano nel nulla della rete è quasi ovvio, altrettanto che risultino patetiche ai miei masochisti lettori. Ma è la dimostrazione che ai blogger da migliaia di contatti non ci arrivi. Io non ci arrivo. Che me ne importa? Boh, magari è solo un infantile bisogno di attenzione scatenato da quella hostes che mi offre acqua a pagamento ma nemmeno mi guarda. Ma la questione magari attiene molto alle cerchie socchiuse di contatti e conoscenze che come nella realtà fanno il successo o la sconfitta dei talenti. Al dio passaparola, che peró quando la parola non passa dalle tue parti poi finisci a scrivere sfoghi scriteriati come questo. Alla considerazione di se stessi pur in una dimensione hobby. Al voler parlare a tante persone tutte assieme, forse per essere sicuri di non sprecare attenzione su cose che non interessano a nessuno. Alla possibilità di essere ascoltati. E magari cestinati, ma prima valutati. Oppure facciamo finta che questo post non sia mai stato scritto. Aspetta validazione da uno dei succitati bestblogger. Il resto è fuffa da cabina troppo pressurizzata.

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