domenica 31 ottobre 2010

INOPPORTUNO (perdindirindina)

"Ma come gli viene in mente di chiamare la Questura. Un uomo del Governo non può farlo, è a dir poco inopportuno".

Dai, indovinate: chi ha pronunciato indignato queste parole a proposito di Berlusconi e il caso Ruby??? (qui non c'è bisogno di link, nevvero?)

Aiutino: lo riconoscete?

*Il fatto è che il ragionamento non fa una grinza: nel 1997, anno in cui usava nettare il proprio orifizio anale con la bandiera italiana, lui non era al Governo. Ed era quindi "a dir poco opportuno".

PiC

sabato 30 ottobre 2010

TOTTI E IL CONTRARIO DI TOTTI

L'avevamo lasciato alla rincorsa di Balotelli. Aho, vie' qua, ndo vai vie' qua. Un calcione diretto, con la faccia incattivita dalla frustrazione. Altro che quel bonaccione che riempie la tv di spot sorridenti. Lo ritroviamo in preda ad una crisi isterica. Espulso (salterà il derby) dopo uno sgambetto di Olivera e la sua (ovvia?) reazione. Placcato dai bodyguard, perché non vada a farsi giustizia da solo. Onta su onta, scene da Pupone: Totti Francesco, anni 34. Il giorno dopo la faida con Balotelli Totti continuò a  picchiar duro, sul suo sito personale a penna tesa, se così si può dire. Autoindulgente e sfocato, con il luogo comune estratto di buon grado per parlare direttamente al suo "popolo". Balotelli provoca e quindi se lo merita. Una cosa tipo "ha cominciato lui", beghe da silo nido. Aspettiamo con ansia (ma anche no) che il Corriere dello Sport pubblichi domani o lunedì una sua lettera autografa, direttamente dal carrello dei bolliti. Per dirci qualcosa di nuovo, magari. Qualcosa che la sua carriera non abbia già reso noto. Una carriera a vampate. Ricordiamo insieme, vi va?
Totti ha il curriculum di un re che non riesce a reggere la sua corona. E' - anche - quello delle maglie cattive, dei gesti irridenti, delle scarpe strette e delle polemiche roventi. Tutto e il contrario di Totti. Magie, gloria, ma anche bizzarrie fuori programma. Fu lui, per esempio, ad essere la pietra dello scandalo, antesignano delle maglie maliziose, cacciando fuori la scritta "vi ho purgato ancora" l'11 aprile 1999 nel derby di Roma. Che, con accenti un po' pecorecci, era un modo per dire ai laziali: vi ho fatto ancora gol. Quella maglia, quella frase a Roma è ancora oggi un monumento alla romanità. Ma la cosa non piacque all'International Board, che da quella "prima pietra" costruì il divieto di maglie e scritte sottopancia. Poi le gesta sportive. Prima il "cucchiaio" (primo della stirpe tottiana) irridente e geniale a Van der Sar nella semifinale dell'Europeo a Belgiolanda. Poi al momento della consacrazione, 2 anni dopo, il Mondiale incriminato in Corea: mai decisivo, espulso nella partita della beffa coreana da Byron Moreno per simulazione e doppio giallo. E investito dalle polemiche "affettive" e di ingerenza della dolce Ilary nel ritiro azzurro. Totti, ormai maturo e scudettato, nella Roma smette di dosso le maglie cattive ma non il vizietto della provocazione. Roma-Juventus 8 febbraio 2004: la Roma vince, stravince, 4-0. Totti alla fine fa il marameo a Tudor: "4, zitti e a casa". La telecamera lo immortala, e per una volta verba manent: a Roma nascono migliaia di maglie con il graffito di Totti e la frase dell'umiliazione bianconera. Rieccolo ora con quella faccia cattiva, roba da pubblicità regresso. Dopo lo sputo a Poulsen disse di non rivedersi in quel fotogramma (e noi invece ce lo rivediamo eccome), che non aveva coscienza di averlo fatto. Mister Totti e Dottor Pupone. Totti e il contrario di Totti. Le scuse stanno a zero, France'. Una volta di più.
PiC

AQUATTROMANI

Pensiero della notte:
perché quando si dice "scritto a quattro mani" si dà per scontato che gli scrittori siano due? Cioé: debbono essere due scrittori ambidestri, altrimenti è un gran casino, non vi pare? Prova tu, se non sei mancino, a scrivere un romanzo con la sinistra, và...

(giuro non ho bevuto, e sto' post l'ho scritto con una mano sola. Tié)
PiC

venerdì 29 ottobre 2010

DICONO (ma io non ci credo)

Oh, io non ci credo. Metto le mani avanti, non sia mai che tra gli sparuti 300 passanti che si sono imbattuti in questo blog, ci sia pure lui, sì lui, proprio lui, ma cerrrrto che lui...
Detto che io non ci credo, dicono che a Roma lo sapevano tutti. Dicono che bastava farsi due chiacchiere con una qualsiasi attricetta del fantabosco spettacolino (per gli amanti degli acronimi: spettacolo capitolino) per farsi narrare li peggio gossip. Dicono che sì, le minorenni, pure le minorenni, e allora? Dicono che l'uomo è fatto così, gli piacciono le donne, gli piace il gioco, gli piace giocare con le donne, gli piace donnare con il gioco. Lo dice pure l'uomo, pensa un po'. Dicono che praticamente di fronte alla sede del Pdl c'è un sexy club, l'Elite2, che a fasi alterne - tipo dal 10 maggio 1994 al 17 gennaio 1995, dal 11 giugno 2001 al 23 aprile 2005, dal 23 aprile 2005 al 17 maggio 2006, dal 7 maggio 2008 a oggi - finisce sempre sull'orlo della bancarotta per la troppa concorrenza. Questione d'età, le lap-tardone dell'est non reggono il confronto. Dicono che un paio di volte hanno bussato al citofono gli autisti delle auto blu (i puffi?): "Nooooo, è di fronteeee". Dicono  - però qui si trascende, eh - che per arrivare a certe prestazioni ricorresse alla punturina miracolosa. Ma che tanto - dicono - è soprattutto un attento osservatore delle cose altrui. Dicono che il suo entourage (voglio anche io un entourage, dove si compra? Non sei un cazzo ormai se non hai un entourage) non si preoccupa nemmeno di blindare il fortino per certe cose, ché tanto pure se vengon fuori queste storielle diventano una specie di campagna elettorale puntata sull'orgoglioso sciupafemmine del maschio italico. Gli dici che non è che gli italiani sono davvero così fessi... No, non glielo dici. Perché tu - come me - non ci credi.
Sottolineato che io non ci credo, dico che alla fine di questa giostra della gnocca vince sempre lui. Perché trasforma Repubblica in Chi. Perché regala al PD un'altra campagna elettorale precotta, e ovviamente paccotto. Perché è vero che Famiglia Cristiana ormai passa per la Pravda, ma intanto nelle chiese i sacerdoti continuano ad indirizzare i voti, e il Vaticano ingoia pure le bestemmie del giocherellone, purché siano decontestualizzate ovviamente. Perché alla fine, ma proprio alla fine, morrà (ma anche no) libero, nel letto del Quirinale, tra le gambe di una o più future ministre. Alla faccia di quelli che dicono e di quelli che ci credono (e io non ci credo).
PiC

giovedì 28 ottobre 2010

UNA CAGATA PAZZESCA

"Orgia e stupro in prime time, polemiche sulla fiction Rai". Il titolo su Repubblica è questo.
Primo pensiero: "Orca miseria, che mi son perso...". 
Trattasi di "Terra ribelle". E che è?!
Parte il video incriminato (dopo aver tentato di vendermi una macchina per i primi 15 secondi, ovviamente) ed una scritta avverte preventivamente: "Attenzione, immagini esplicite che potrebbero urtare la vostra sensibilità".
Secondo pensiero, con lingua penzolante d'ordinanza: "Uà (sull'etimologia di "uà" rivolgersi a Siani), e che sarà mai?"
Poi mi tuffo speranzoso nella sequenza...
Eeeeeeee.... sì concordo con il Moige (il Moige!!!): "Ha rappresentato uno spettacolo assolutamente non adatto al passaggio in prima serata, avvenuto addirittura senza bollino rosso".

Ora mi indigno proprio, eh! Ma chi è il responsabile di questo scempio? 
Ma che porcata è "Terra ribelle"? Ma chi ha prodotto 'sta roba è mai per caso incappato in una serie americana? Vabbé, forse troppo in alto: basta un Medico in famiglia per sembrare Scorsese, al confronto. E questa sbobba storico-patinata finisce in prima serata su RaiUno? Ma cos'è, una versione maremmano-butterata dei (mitici) film soft-hardcore di Joe D'Amato? Siamo sul livello di "Quattro matrimoni e un foro anale", o di "Arma rettale". Per quanto la genialità dei titoli... 
Ma chi li ha scelti gli attori? Chi sono gli sceneggiatori? Fuori i nomi!
E poi... Anni e anni di dedizione filo-pornografica e questi mi abbrutiscono il concetto di orgia in questo modo? E quello sarebbe sesso esplicito? A me pare esplicitamente una cagata pazzesca!

E nessuno (il Moige, dio mio...) si chiede come è possibile che una schifezza simile faccia 6 milioni di spettatori a puntata? Ma in che cazzo di Paese mi hanno fatto nascere mamma e papà?
PiC

NON MUOVERTI NON TI VEDO

Non muoverti non ti vedo. Ora, possiamo pure buttarla sul ridere questa storia. Tanto le barzellette sulla scuola, figurati, sono la cronaca quotidiana, la realtà che supera le sceneggiature. Però stavolta no, mi pare di sguazzare in un pantano, stile libero bloccato.

Al liceo scientifico "Caminiti" di Santa Teresa di Riva, in provincia di Messina c'è un alunno gravemente autistico. Non uno di quelli che fissano un punto e stop, o s'incantano con le filastrocche. Quelle sono semplificazioni di chi per ignoranza (io, assolutamente io) identifica l'autismo con Dustin Hoffman che conta le carte per Tom Cruise. No, questo ragazzo è fortemente iperattivo. Ha bisogno di uno che lo segua, attentamente. E quelli, a scuola, cosa pensano bene di fare? Gli assegnano un insegnante di sostegno... cieco. Ops, ipovedente scusate, ma la sostanza è quella: non può controllarlo, non può proprio.

La famiglia del ragazzo, "conoscendo bene le reazioni impulsive del proprio figlio, preoccupata per le conseguenze che tali comportamenti potrebbero causare, ha esternato i propri timori agli organi scolastici, ma non avendo ottenuto alcuna risposta alle problematiche esposte si e' rivolta al Sindacato Sfida".
Dopo aver tentato una mediazione con la scuola, con l'Ufficio scolastico provinciale e con l'Unione italiana ciechi di Messina, la famiglia ha presentato un atto di diffida al dirigente scolastico, al dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale di Messina e all'Ufficio scolastico regionale, tramite l'avvocato del sindacato. Insomma è partito il treno burocratico. E' così che funziona, lo richiede il buon senso. Quell'oscuro concetto fantascientifico che evidentemente alberga nelle menti di pochi illuminati. 
Nel frattempo, ovviamente, lo studente resta a casa. Perché il punto alla fine è proprio questo. Possiamo affrontare il salmastro con un po' di cinismo, possiamo indignarci (tanto ormai...), possiamo chiederci perché, percome, ma dai... Però mentre le scartoffie volano, e i corsi e ricorsi giudiziari s'impalleranno in qualche ufficio, il ragazzo autistico resta a casa. E l'insegnante di sostegno ipovedente non potrà sostenere nessuno. Perché sì, quando l'idiozia si muove ci vede benissimo.
PiC


martedì 26 ottobre 2010

PICCOLO PRINCIPE, MILITO IGNOTO PER IL PALLONE D'ORO


Questa e' una parabola mal sintonizzata. Cade a picco su una favola in testacoda: la storiella del Milito Ignoto. 
C'era una volta un Principe (ner)azzurro, comincia cosi'. Cominciano tutte così. Solo che questo Principe esiste e fa(ceva) le magie per davvero: tanto che in una sola stagione di Inter diventa Re. Semplicemente fa 30 gol in 52 partite, il vice-capocannoniere del campionato, segna nella partita-scudetto, nella finale di Coppa Italia, e fa una doppietta nella finale di Champions League. Una roba molto vicina alla perfezione, insomma. 
Re Diego Milito. 
Parte per il Mondiale con la corona sotto al braccio e una candidatura al Pallone d'Oro. Da quest'anno poi France Football e Fifa si son Messi d'accordo: premio unico. Figurarsi, e' gia' suo. Basta che imponga il tocco, in una stagione cosi'. E invece Diego abbatte Diego: Diego Armando Maradona decide che il centravanti dell'Argentina piu' forte degli ultimi 20 anni sara' Higuain, e lui, Re Milito, finisce detronizzato. L'Argentina e' eliminata, e in arrampicata al Pallone d'Oro ci va il suo compagno Snejder, in finale con l'Olanda.
Milito se ne torna nel suo regno, a Milano. Lui, o forse il suo avatar sfigato. Perche' il Re in un attimo diventa il piccolo Principe. Cioe' una punta spuntata: un inferno di partite senza gol, abulia assoluta, sostituzioni. Di piu': in questo buco nero riesce ad infilarci l'imponderabile. Sbaglia un rigore nella finale di Supercoppa italiana, e in Champions segna, ma nella sua porta. Siamo alla candid camera: l'autogol in favore di telecamere nemmeno tanto nascoste. E' uno scherzo, eh? Bravi, bravi tutti... No, è una favola che s'arruginisce in realtà. 
"E' un periodo cosi' - dice a testa bassa - va tutto male. Sono molto 'amarejato'...". Un periodo infinito. Segna due gol al Bari, e poi scompare. Si fa male in Italia. Si fa ancora più male in Nazionale. Fuori, out, desaparecido mentre Eto'o impazzisce di gol al suo posto. 
Oggi la Fifa e France Football hanno reso noto l'elenco dei 23 aspiranti al Pallone d'Oro. Ci sono ben 4 interisti, Wesley Sneijder (of course), Samuel Eto'o, Julio Cesar (nel peggior anno della sua carriera) e Maicon. Poi leggi il resto: Ronaldo e Messi, va bene. C'è la pattuglia degli spagnoli campioni del Mondo. Uh, guarda c'è Asamoah Gyan, sì quello del Modena. E Daniel Alves. Chi? Daniel Alves. Alla terza rilettura ti viene il dubbio: ma vuoi vedere che per davvero tra i migliori 23 dell'anno non ci hanno messo Milito? Alla settima scorsa con lente d'ingrandimento (hai visto mai che hanno usato un corpo minuscolo), il dubbio diventa un legittimo sospetto. E poi una certezza. No, Re Diego Milito, ex Principe ner(azzurro), per questi qui, è un perfetto sconosciuto. 
Eccola la parabola, basta unire i puntini: da Principe a Re, a Piccolo Principe, a Milito Ignoto.


PiC

MA CHE GOL E'?

Cade, inciampa, s'arrotola, rimbalza. Pare Ciobin. Si trova il pallone sotto al corpo, nell'area piccola, steso a terra. Con Abbiati (un portiere fascista di 1,90) in piedi davanti a lui. E che fa, Lavezzi? Pallonetto! Che la matematica mi aiuti: come si descrive una parabola del genere? Con una parabola forse... Il mio amico Bruno Marra, sul sito del Napoli, L'ha fatto così: Lavezzi ha fatto un gol che sarà la copertina degli high-lights del campionato dell'intera stagione, un cucchiaio che sembra più un intero servizio di argenteria.  
Ma vabbè, cioé, guardate qua!


Sì, il Napoli ha perso. E allora?
PiC

lunedì 25 ottobre 2010

"BLOCCO" AUTO

Napoli, ore 8:10 di un lunedì mattina. Il blocco auto è scattato alle 7:30... Come vedete funziona a meraviglia!


Io vado a prendere la matropolitana, io! Che sono un bravo cittadino modello, io! Che non voglio alimentare il traffico della mia città, io! Ma soprattutto che non voglio arrivare a lavoro nel 2018, io.....
Giro l'angolo e in una traversa scorgo i vigili urbani del temibilissimo Comandante Sementa, quello dei paccheri al giornalista. Non un vigile. Tre vigili. Al coperto dalla pioggia sotto i portici, a chiacchierare con la paletta sotto al braccio. Avete presente il vigile di Così parlò Bellavista? No? Beh, rimediate...

Insomma, vado a prendere la metro e...... "il prossimo treno arriverà tra 16 minuti". Ma che è, l'Alta Velocità per Roma? Un Espresso per Poggibonsi? No è la linea 1 della metropolitana collinare nell'ora di punta. Ovviamente quando arriva, per entrare nel vagone mi tocca infrangere un paio di leggi di impenetrabilità dei corpi (e stranamente non sono tra i beneficiari del Lodo Alfano...). 
Dovete sapere che l'amministrazione locale è da un anno e più che impone blocchi sistematici alla circolazione per "educare" (giuro, è il termine che usano a Palazzo San Giacomo) il cittadino all'uso dei mezzi pubblici. 
Come imparare la grammatica da insegnanti analfabeti...
Buona settimana
PiC

domenica 24 ottobre 2010

SAVIANO, A DESTRA O A MANCA

Facci chiede, Serra risponde. Saviano al centro di tutto. Al centro e basta, soprattutto. Visto che per alcuni sarebbe un intellettuale di destra ripudiato dai berluscones, per altri uno di sinistra perché parla male dei berluscones. E allora, visto che in questi giorni la Rai ha deciso da farsi (cattiva) pubblicità anche usando (malissimo) il feticcio Saviano e il suo nuovo programma con Fabio Fazio, ecco che rispunta il dibattito: ma perché la destra s'è fatta rubare Saviano dalla sinistra? 
Lo scrivono - se lo domandano, invocano che così non sia - sul Post Roberto Facci e Antonio Socci... aaaaalt, qui si impone una bella parentesi: 
(Ma ve lo ricordate Antonio Socci? Quel fondamentalista cristiano che d'un tratto finì su RaiDue per fare il Santoro di destra? Ve lo ricordate Excalibur? Ve lo ricordate il mantra quasi rap del "perché, perché, perché" urlato in faccia a Capezzone, prima che Capezzone diventasse portavoce di Forza Italia e facesse outing prima di Tiziano Ferro, ecc... ecc... Oggi ha pure un blog, ed è direttore della Scuola superiore di giornalismo radiotelevisivo di Perugia............. Vale la pena di ricordarselo, a futura memoria, perché certe tragedie - televisive - non si ripetano più. Chiusa parentesi).
Dunque, Facci se lo chiede così:  

"Regalare alla sinistra Roberto Saviano sarebbe una delle sciocchezze più tragicomiche che il centrodestra potrebbe fare: eppure ci sta provando in ogni modo.
Quello che forse Berlusconi dovrebbe sapere, soprattutto, è che Saviano non è un fazioso o un fanatico: è tra i pochi intellettuali che hanno riconosciuto i successi del governo nella lotta alla camorra". 

La risposta arriva subito, sull'Amaca di Michele Serra, Repubblica:
"La destra italiana, imbarcandosi nell’avventura berlusconiana, ha scardinato se stessa. Ha perduto la bussola del proprio ruolo storico e culturale: legge e ordine, senso dello Stato, senso del dovere, nazionalismo.
Ha emarginato i suoi intellettuali e giornalisti migliori (uno per tutti, Indro Montanelli) lasciando che fossero rimpiazzati da esecutori incolti, e spesso servili, del dettato berlusconiano, anche quando questo dettato (vedi il disprezzo delle leggi) confliggeva clamorosamente con il pensiero conservatore. Ha regalato i propri giornali al pensiero debolissimo (urlato, ma debolissimo) della piccola borghesia livorosa, xenofoba, culturalmente complessata e dunque spregiatrice della cultura. Ha accettato la folle alleanza con un partito antiitaliano
e secessionista. Non la destra, ma il berlusconismo che l’ha divorata è incapace di riconoscere in Saviano un punto di riferimento o comunque un interlocutore civile di alto livello. La destra italiana oggi non è Longanesi e Montanelli, è Emilio Fede e Belpietro. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso".
Argomento chiuso. 
Ma resta un dubbio: Saviano è di destra o di sinistra?
Cantiamo insieme
PiC

sabato 23 ottobre 2010

IO BOSSERO', TU BOSSERAI, EGLI...

Non lo avete proprio capito, l'Umberto Bossi. Criticate, bravi, criticate. Ma come si fa ad avere un Ministro della Repubblica che parla in quel modo? Ma che schifo qua, ma che bruttura là, indegno su, inqualificabile giù... Bravi bravi.
Ieri per esempio. Gli han chiesto se la Moratti va ricandidata a sindaco di Milano. E lui? "Ciao...". Dai, stupitemi: che avreste risposto voi? 
L'altra volta quei farabutti di giornalisti avevano osato porgergli qualche altra arguta domanda mentre s'infilava in auto... Dito medio. Perfetto, no?
D'altra parte è il suo gesto d'adozione. Ipotesi di governo tecnico? Ecco qua.
E all'abbuffonata della pace Roma-Nord con la casta a ingozzarsi alla faccia del popolo beone? Bossi va incontro ad Alemanno e rutta fuori uno stupendo: "Che cazzo corri a Roma...". Si riferiva al Gp, ovviamente. Avete bisogno delle note a pie' di pagina? Per favùr...
I testi non glieli scrive Trota, no. Basta co' 'ste polemiche da borghesucci marxisti (l'accostamento fa un po' ghiaccio bollente, non vi pare?).
Umberto Bossi è troooooppo avanti. Talmente avanti, che è un futurista!
Sì, Marinetti, quelli lì. Che stracacchio di figura ci facciamo noi che abbiam fatto il liceo a non capirlo? Mentre gli elettori padani, loro beh lo sanno sì. Magari vai a vedere che il Boccioni ad Adro lo insegnano già in quarta elementare, tra una frazione e una divisione a due cifre.
"Ciao...". Un dito medio. Il "cazzo" usato come il fucking dei ghetti americani. Ci siamo? Gli elementi ci sono: abolizione del culto della tradizione, rigetto della sintassi, "parole in libertà", espressioni dialettali, onomatopee, neologismi...
Tra una scoreggia e un borgorigmo me lo vedo il nostro Bossi, un po' incagliato dai postumi dell'ictus, parlare con Borghezio per descrivergli che aria tira a Montecitorio:
"Bocche di scogli che aspettano gli sputi del mare popolare.
Tremolio accelerato di pance che temono le bombe.
Poltrone a ventosa. Ogni poltrona-cardinale tiene il suo deputato sulle ginocchia.
In alto sul muro circolare colano i cavalli di Sartonio. Soffitto a vetrate ecclesiastiche, setaccio di luce vigliacca.
Note dominanti: vecchio rosso di vino vomitato con piselli rosa-pallido della carta asciugante.
Marcora, scheletro in stiffelius, enormi occhiaie fonde.
Negli altri settori di quella fogna in forma di imbuto, emergono mostruosi ossami, frammenti di mammut.
Un deputato si trascina su per i gradini, va ad annusare un corpo flaccido che ha uno strano tremolio vermicolare. Morto? Non ancora. Fra poco. Come mai puzza tanto? Il puzzo cadaverico si armonizza colle voci da eunuchi, o da vecchie porte medioevali arrugginite.
Agitazione guizzante di pesci rossi socialisti boccheggianti, tutti attenti per ascoltare una balena avvocatesca.
I deputati ancora vivi s'aggirano stanchi e sonnolenti come ciceroni o uscieri, in un mausoleo ignorato dai Baedeker".


E cosa gli hai detto a quei romani di merda? (gli chiede il tronfio Borghezio)


"Per bersagliarvi degnamente, o mammut, vecchi trichechi, balene bibliche, pescicani sdentati, anguille da pantano, non ci voleva certo un mio discorso!
Meritavate uno di quei travolgenti, inondanti e feroci sputacchi con cui il fante si liberava la gola, dopo un'offensiva d'agosto sul Carso rovente e scoppiante di pianto!
Protesto contro la vostra politica e vi urlo: Abbasso Nitti! Dichiaro che non può sussistere il Ministero dei sabotatori della Vittoria, degli schiaffeggiatori degli ufficiali, un ministero che si difende coi carabinieri e coi poliziotti! La vostra viltà è lo scherno più grossolano ai sacrifici dei combattenti, che vi disprezzano e vi negano ogni diritto di rappresentarli più oltre. Vergognatevi. La gioventù italiana, per bocca mia, vi urla: Fate schifo! Fate schifo!".


Chiaro?
PiC

venerdì 22 ottobre 2010

CHI, CIRO? NOOOOO

La Juve l'aveva arrotolato nel suo cappottino grigio da dignitoso aziendalista, e scalciato via come si fa con un vecchio tappeto. Scrollata via la polvere, la Figc s'è accollata il caso umano: Ciro Ferrara, il giovane allenatore più vecchio che c'è è ufficialmente il nuovo ct dell'Under 21. In bianconero s'era consumato la carriera in un anno e mezzo, record europeo indoor. Rottamato Ranieri, volevano farne il Guardiola italiano, pensa te.
L'idea quindi è un lampo di genio: diamogli una vera "cantera", l'asilo pallonaro azzurro, e vediamo cosa riesce a fare. Di più, avranno pensato: per toglierci dal fosso, chiamiamo uno che nel fosso c'è già da un anno e più. E poi Ferrara è stato pur sempre il vice-Lippi al Mondiale 2006. Oggi magari quel mentore altisonante invoca scongiuri, ma tant'è: Casiraghi a casa, ora tocca a Ciruzzo. Posa il budino e torna in panchina, và.
E comunque sì, lo ammetto: sto post l'ho scritto solo perché mi piaceva il titolo...
PiC 

giovedì 21 ottobre 2010

PILOT

Er munnezza non è di Terzigno. Non ha la mamma che impegna le sue giornate ad incassare manganellate col rosario in mano, sputacchiando ferocia purchessia.
Se proprio volete metterlo da qualche parte, Er Munnezza è cittadino, napoletano. Diciamo apparentabile per prossimità alla discarica di Chiaiano. Per confini e status, lui sta alla base della catena dello sciacquone: produce rifiuti. Aprite un giornale (e poi buttatelo nella carta, per carità) e scoprirete che a occhio funziona così: sei di Napoli? Fai la munnezza e la vuoi rifilare a quella piccola svizzera sparsa sotto il Vesuvio, specie di spruzzata diarroica abitativa che usano chiamare provincia.
Er Munnezza è uno che pensa – stronzo d’un idealista – che se cominciassimo a produrre-usare-buttare di meno, allora forse chissà... 
E’ uno che quando a Napoli cominciarono a blaterare di raccolta differenziata ebbe un fremito d’un millisecondo, coglione d’un ecologista. (Comunista!). 
E’ uno che approfondì i sacri testi esplicativi dell’Asìa nutrendo qualche dubbio sull’opportunità di dover rintracciare l’apposita pila cittadina di raccolta scarpe da calcio (che faccio, i tacchetti li sfilo e cerco la pila per i tacchetti da calcio svitati?), ma lo fece con buon animo. 
E’ uno che apprese l’arte delle prestidigitazione per riuscire ad attraversare l’oceano d’insidie tra il settimo piano e il contenitore nell’androne dribblando la pur sicura rottura del sacchetto biodegradabile dell’umido. Fatto probabilmente d’acqua piovana rappresa, ingegneri di merda. 
E’ uno che quando sgamò i netturbini infilare tutta la mondezza più o meno metodicamente differenziata nello stesso camion puzzolente (oh, si chiamano auto-compattatori…), decise di non mollare subito. No, ci pensò sù prima di scaracchiare a terra il suo disprezzo senza averci con sé (incivile!) l’apposita paletta spala-sputi. (Dai, qualcuno l’avrà inventata, e magari in qualche paradiso di civiltà fiscale sarà pure obbligatoria).
Er Munnezza, mentre a Terzigno si danno alla royal rumble quotidiana con le forze dell’ordine, se n’è andato qualche giorno a Copenhagen. Potrei attribuirgli l’intento polemico di scansare così la discesa salvifica Berlusconiana promessa il 29 settembre a un manipolo di sindaci locali. Ma no, solo di vacanza trattavasi, ché mica si vive solo di polemica politica e parentado di Sarah Scazzi.
Er Munnezza non ha visto un sacchetto dell’immondizia in tre giorni, pur impegnandosi. Si aspettava qualche felicissima isola ecologica, dove magari le famigliole danesi accorressero sorridenti in bici a depositare profumati quanto ridicolmente minuscoli cestini di munnezza. S’era immaginato fantascientifici tricicli ibridi per la raccolta porta a porta, chessò. Niente. Dopo aver ipotizzato ragionevolmente che i danesi non producono per default ed educazione alcun rifiuto, ha ceduto ad una rabbia vendicativa: cazzo, ora butto una cartaccia in terra, affronto la giusta cazziata di qualche autoctono, mi pento da buon terrone internazionale ma almeno scopro se esistono ‘sti fottuti spazzini danesi.
Non ci crederete (anzi, non credeteci), ma la carta si è scomposta in loco, degradatasi al suolo assieme alla coscienza civica dei napoletani.
Er Munnezza ha dovuto interrompere le sue elucubrazioni alcoliche quando alle otto di sera una pattuglia della Politi danese ha intimato l’alt alla sua bici pubblica gratuita grazie alla quale aveva potuto meravigliosamente girare la città (qui, se volete potete prendervi un quarto d’ora di riflessione…). Stooooop. (da qui segue traduzione più o meno fedele della conversazione). Che gghié? Dov’è la luce sulla sua bicicletta? Mi scusi… quale luce? La luce obbligatoria per poter andare in bici di notte… Non sa che c’è una multa se non la si usa? Oh, mi scusi sono un turista e questa bici è pubblica, che debbo fa’? La posi immediatamente e prosegua a piedi.
Er Munnezza quella sera non ha più pensato alla munnezza di Napoli, alle mamme da rissa di Terzigno, ai buchi nel Vesuvio per infilarci un po’ di merda reflua. Er Munnezza s’è ubriacato tanto e per tutte le successive 12 ore di permanenza danese. Pur di non pensare. Pur di poter affrontare il ritorno in patria salvando un pizzico di sanità mentale. Ricacciando nell’alcol la resa, la repulsa, il rifiuto. Sì, il rifiuto.
PiC